‘Old Politics’ Shut Trump out from the Shutdown

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Trump tagliato fuori dalla “vecchia politica” sullo shutdown

Se la paralisi americana è già finita, o almeno rinviata, il merito per una volta è della vecchia politica. Aggirando la cosiddetta “opzione nucleare” proposta da Donald Trump, la vecchia guardia repubblicana ha teso la mano all’opposizione democratica. Il presidente spingeva allo scontro finale, proponendo di cambiare le regole del gioco e votare le leggi di bilancio a maggioranza semplice.

Un’arma a doppio taglio: se a novembre le elezioni dovessero consegnare il Senato alla sinistra, i repubblicani perderebbero ogni influenza sulla spesa pubblica. Il loro capogruppo Mitch McConnell ha preferito – contro il parere del presidente – salvaguardare un rapporto civile con l’opposizione. Si è portato garante del fatto che ci sarà una soluzione al problema dei Dreamers che sta a cuore alla sinistra: gli 800.000 immigrati senza permesso di residenza che arrivarono qui da bambini, sono cresciuti a tutti gli effetti come degli americani, e rischiano di essere espulsi verso paesi con cui non hanno più legami. I senatori democratici sembrano fidarsi della promessa.

L’accordo consente di guadagnare tempo, rifinanziando l’Amministrazione federale fino all’8 febbraio. Niente shutdown, le attività del governo riprendono normalmente fino ad allora. Di qui all’8 febbraio i democratici avrebbero modo di verificare se la promessa sui Dreamers viene mantenuta. Di certo su di loro ha avuto qualche effetto anche la campagna mediatica di Trump che li accusa di “anteporre gli interessi degli immigrati illegali a quelli della maggioranza dei cittadini a cui vengono negati i servizi pubblici”. Soprattutto quei senatori che devono farsi rieleggere a novembre in collegi dove Trump ha vinto nel 2016, non vogliono passare per “il partito del clandestini”.

Alla fine però dall’impasse si è usciti con un metodo antico, quelle mediazioni bipartisan che fanno parte della “professionalità” di un ceto politico tanto disprezzato. Il quale sa che oggi governa, domani può ritrovarsi all’opposizione. Sa quindi che ci sono regole del gioco da onorare e da mantenere in vita nell’interesse di una democrazia civile. Il metodo Trump, il chief executive che dà ordini e vuol essere obbedito, è stato temporanemente messo fra parentesi. La partita è lunga, però, e il primo bilancio arriverà a novembre quando gli elettori sceglieranno un nuovo Congresso.

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