The World's Most Secret Museum Belongs to the CIA

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Si trova nei sottorranei di Langley ed è aperto solo alle visite degli agenti dell’agenzia o dei loro ospiti. L’ultimo cimelio: il kalashnikov di Osama Bin Laden

La collezione di oggetti farebbe impazzire di gioia James Bond. Lui si sentirebbe a casa in questi meandri, in questi lunghi corridoi sottorranei. Ritroverebbe molte delle invenzioni che hanno ispirato anche i colleghi del MI5: il radar costruito a forma di insetto, il drone acquatico deputato all’esplorazione del fondo marino camuffato da pesce gatto, la penna-macchina fotografica prodotta per carpire gli altrui segreti.

L’agente 007 sarebbe felice di ritrovarsi davanti una tale quantità di simili arnesi d’altri tempi. E infatti, per trovarli dovrebbe andare nella sede dell’Agenzia, nell’esposizione permanente più segreta, nascosta e (forse) misteriosa del mondo: il museo della Cia.

Il fucile di Osama Bin Laden

Pochi sanno della sua esistenza. Pochissimi sono i fortunati che possono entrare. Gli agenti arruolati dallo spionaggio americano o i loro ospiti. Nessun altro. Nelle teche e nelle vetrine più di mezzo secolo di gloria della Central Intelligence Agency. I fallimenti non sono stati catalogati.

Cimeli importanti. L’ultimo arrivato è il fucile di Osama Bin Laden, preso dai Navy Seals durante l’operazione che ha portato all’eliminazione del leader di Al Qaeda. La Cia ne è sicura: il kalashnikov con marchio cinese contraffatto che si può ammirare nel museo di Langley è proprio il suo. Per dimostrarlo, accanto all’arma c’è una foto che ritrae Osama seduto vicino a un giornalista durante un’intervista; tra i due, il famoso fucile mitragliatore. Di fianco, in un’ altra teca, un plastico del compound di Abbotabad dove venne ucciso l’emiro del terrore.

Argo

Altre perle preziose della collezione del museo della Cia sono la falsa sceneggiatura, le finte lettere di accredito della casa cinematografica, i finti giornali dello spettacolo e i finti biglietti da visita dell’operazione Argo. Ora, grazie al film di Ben Affleck, tutti sanno bene di cosa di tratti: la missione solitaria dell’agente Tony Mendez a Teheran per liberare sei cittadini americani che si erano rifugiati nell’ambasciata canadese dopo la presa degli ostaggi nella sede diplomatica statunitense da parte degli studenti khomeinisti durante la rivoluzione islamica del 1979.

Ma, la “memoria” del Museo che Nessuno ha mai Visto – come viene chiamato dagli agenti dell’agenzia – va ben più a ritroso nel tempo, al periodo precedente alla nascita della Cia, ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, all’epoca dell’Office of Strategic Services, il mitico Oss. Dentro una piccola vetrina, si trova una lettera scritta con calligrafia elegante. E’quella di un ufficiale americano il cui nome diventerà poi famoso: Richard Helms, futuro direttore della Cia.

Le carte del Fuhrer

La carta da lettura personale su cui scrive al suo giovane figlio apparteneva di un personaggio decisamente più noto: Adolf Hitler. Helms l’aveva presa a Berlino. Tra i cimeli del secondo conflitto mondiale si trova anche Enigma, la macchina elettro meccanica utilizzata dai nazisti per le loro comunicazioni ultra segrete. Gli inglesi ne catturarono un esemplare nel maggio del 1941 e riuscirono a decifrarne il codice. Poi lo passarono agli alleati.

Il piccione spia

Mezzi sofisticati per l’epoca. Non certo come il piccione con una macchina fotografica legata al petto usato alcuni anni più tardi, simbolo di (scarsa) fantasia da parte dei tecnici della Cia. Poi arrivò la Guerra Fredda e i pacchetti di sigarette con le telecamere nascoste, il registratore sotto forma di accendino, il trasmettitore dentro una penna. Momenti romantici della storia dello spionaggio a stelle e strisce. Tutti conservati nei tre corridoi che formano nel sottorranei di Langley il museo più segreto del mondo. Neppure il prezzo del biglietto, se c’è, è conosciuto.

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