CIA Had Warned Barcelona Police

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La Cia aveva avvertito la polizia di Barcellona

Il terrorismo torna a insanguinare le strade d’Europa: questa volta colpendo Barcellona. Un furgone sulla folla, almeno tredici morti, secondo le stime ufficiali della polizia, decine di feriti, e il sangue che scorre sul marciapiede del celebre viale de Las Ramblas, il cuore della città catalana. L’orrore del terrorismo islamico torna a colpire un luogo simbolo di una città turistica, la sua vita, la sua bellezza, e colpisce lì dove sembra impossibile che arrivi la tragedia. L’attentato di Barcellona lascia sgomenti e impietriti per la sua crudeltà, e riporta in mente l’attentato che l’anno scorso, proprio d’estate, colpì Nizza. Anche qui il cuore pulsante d una città mediterranea, in festa, piena di turisti. Anche qui un veicolo lanciato sulla folla con l’obiettivo di uccidere più gente possibile.

I Mossos d’Esquadra, la polizia della Catalogna, sono cauti nel diramare le informazioni sull’attentato. Si rincorrono voci di un secondo furgone, così come cominciano a circolare le voci di un passaporto spagnolo ritrovato all’interno del veicolo usato per falciare decine d’innocenti. Se le notizie fossero confermate, le analogie con l’attentato di Nizza e di altri attacchi similari, aumenterebbero, lasciando pochi dubbi anche sulla matrice dell’attentato. Che non sarebbe solo un attentato di matrice islamista, ma un attacco che s’inserisce all’interno di una sica di sangue studiata da anni dai seguaci dello Stato Islamico.

Da qualche tempo, purtroppo, si sapeva che Barcellona fosse esposta al rischio di attacchi. La Catalogna, secondo le analisi del ministero dell’Interno di Madrid, è una delle culle del jihadismo spagnolo, insieme alle enclave di Ceuta e Melilla. E proprio per questo motivo, due mesi la stessa CIA aveva segnalato all’intelligence catalana, proprio ai Mossos d’Esquadra, il rischio, altissimo, di un attacco terroristico a Barcellona, che avrebbe avuto come obiettivo Las Ramblas. Un obiettivo simbolico, perfettamente in linea con gli altri che hanno insanguinato l’Europa. Un attacco studiato per colpire un simbolo di una città ma soprattutto un simbolo dell’Europa occidentale, di quello stile di vita che l’islam radicale vuole estirpare dal mondo.

Purtroppo, anche in questo caso, i dubbi e le perplessità sull’attentato restano. Da mesi la polizia catalana è accusata di non essere in grado di poter fronteggiare una minaccia grave come quelle dello jihadismo. Gli agenti di polizia non sono preparati, sono pochi e sono disarmati. La Spagna è un obiettivo primario, e già da tempo viene minacciato sulle reti internet da parte di gruppi affiliati all’Isis e Al Qaeda. È Al Andalus, la terra di conquista che resta un simbolo per tutti quegli islamici radicali che hanno come desiderio quello di colpire il cuore d’Europa. Al Qaeda nel Maghreb, nei siti internet collegati, così come lo Stato Islamico, nelle sue riviste ufficiali su internet, non hanno mai negato cha la penisola iberica sarebbe stata oggetto dei loro attacchi. E proprio per rispondere a questa minaccia, da mesi la polizia spagnola, l’intelligence e tutte le polizie delle comunità autonome stanno cercando il più possibile di fermare il fenomeno crescente della minaccia del terrorismo islamico nel Paese.

Barcellona adesso, purtroppo, non può che piangere le sue vittime, ma restano i dubbi e le perplessità sul fatto che questa tragedia si potesse evitare. Perché nessuno ha fatto nulla se la stessa CIA, dall’America, aveva avvertito di questo rischio? Ma soprattutto, altra domanda, perché la polizia catalana non aveva fatto in modo che nessuno, con un furgone, potesse avvicinarsi nel cuore del turismo di Barcellona uccidendo decine di cittadini e turisti innocenti? Sono le stesse domande che furono poste dopo l’attacco di Nizza. Domande che tutti speravamo di non doverci porre, una volta che già Nizza aveva mostrato le debolezze dell’antiterrorismo.

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