The American Shame

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La vergogna americana

È difficile, anzi, impossibile, capire e descrivere le emozioni che in queste ora 800 mila giovani uomini e donne, alcuni ancora adolescenti, stanno provando di fronte alla insensata crudeltà perpetrata ai loro danni da Donald Trump. Sono centinaia di migliaia di essere umani che non hanno commesso alcun reato, che non sono immigrati illegalmente e volontariamente, ma sono arrivati sul territorio degli Stati Uniti portati da genitori o parenti, loro sì arrivati senza documenti nè permesso di soggiorno.

Questi 800 mila essere umani sono stati precipitati, per puro rancore politico, per vendetta, per mantenere – o fingere di mantenere – una promessa elettorale che mai Trump avrebbe dovuto fare, se avesse avuto sensibilità e intelligenza e se avesse creduto di vincere, quella di abrogare il DACA, l’editto presidenziale che temporanemente concedeva diritti civili ai figli arrivati bambini senza documenti. In cambio, il governo chiedeva a questi giovanni adulti di uscire dall’ombra, di dichiararsi, di lasciarsi investigare dalle autorità dell’immigrazione e della Sicurezza Nazionale.

Molti non si fidarono e sono rimasti “underground”. Altri, appunto gli 800 mila, scelsero di uscire allo scoperto, di credere che, non essendo responsabili di niente, neppure di immigrazione clandestina visto che non erano stati loro a scegliere di varcare il confine illegalmente, si sono tuffati nella vita quotidiana, diventando, a tutti gli effetti, cittadini. Il governo degli Stati Uniti d’America si è rimangiato la promessa solenne fatta quando chiese di sapere tutto di loro in cambio della legittimazione.

Ora, improvvisamente, non sono più nulla, 800mila esseri umani in balia delle autorità e passibili di espulsione fra sei mesi, quando scadrà il periodo di attesa che Trump, attraverso il Ministro della Giustizia non avendo avuto lui il coraggio di annnunciarlo, ha dato al Parlamento per risolvere il problema.

E’ il caso del paziente al quale il medico dice ha sei mesi di vita, perchè l’epulsione, e deportazione verso il nulla, per studenti, insegnanti, infermieri, carpentieri, muratori, impiegati, tecnici (soltanto la Apple ha dozzine di questi “sognatori” traditi assunti con regolari contratti e salari eguali agli altri) questa equivale a una sentenza di morte.

Il Ministero crede talmente poco a una soluzione legislativa al problema immigrazione, attorno alla quale il Congresso si avvita impotente da trent’anni, che ha già avvertito gli 800 mila di usare il tempo che resta loro da vivere per organizzare la loro partenza, non si sa per quale altra nazione, non avendo mai vissuto, nè conosciuto altro che non fossero gli USA.

La raffinata crudeltà, l’efferatezza esercitata nei confronti di innocenti è indegna di una nazione che si è a lungo presentata come la “luminosa città sulla collina” e con Trump e il suo elettorato di xenofobi nativisti travestiti da difensori della legalità, sta oscurando.

Persino Trump lo ha capito twittando, poche ore dopo l’annuncia affidato al suo Ministro della Giustizia, un ex senatore che non fu approvato come giudice federale per il suo noto pregiudizio razziale, che lui stesso “rivisiterà la questione” se fra sei mesi il Parlamento non l’avrà risolta. Segno che si è già pentito, essendo ovvio che non ci sarebbe niente da “rivisitare” se il permesso di soggiorno dovesse scadere, come lui ha voluto.

Si dice che tutto il senso di questa nefandezza sia ricattare i Democratici in Parlamento offrendo di salvare la vita agli 800mila in cambio dei fondi per costruire quel muraglione che i Messicani non pagheranno mai, facendo di quegli esseri umani ostaggi da scambiare per soldi.

Ci sono momenti, nella vita anche delle grandi democrazie come gli Stati Uniti che hanno legalmente, seppure minoritaramente, eletto Trump, nei quali è inevitabile vergognarsi di una nazione.

Questo è uno di quei momenti di vergogna, per gli Stati Uniti d’America. “Sad”. Triste.

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