The Divided States of America

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La storia è nota: l’anno scorso Donald Trump è diventato il 45esimo presidente degli Stati Uniti dopo aver stracciato Hillary Clinton. Quella del tycoon è apparsa ai più come una vittoria impensabile. La democratica era stata data per vincente da tutti, ma qualcosa è andato storto. Cosa, però? Semplicemente, si è sottovalutato un fattore: il popolo degli Stati Uniti d’America. Quegli Stati Uniti che oggi sembrano più che altro disuniti. Quasi sull’orlo di una guerra civile.

L’ascesa di Trump, l’outsider del partito repubblicano, ha permesso la crescita dei movimenti alternativi di destra, etichettati come “miserabili” dalla Clinton. Il punto – ed è proprio quello che non hanno capito gli analisti – è che questi “miserabili” rappresentano la gran parte degli americani.

Gli statunitensi sono stanchi di più di 15 anni di guerre, iniziate all’indomani dell’attacco alle Torri Gemelle. Paradossalmente, la Clinton – di sinistra – si è fatta promotrice di una politica guerrafondaia, mentre Trump, spinto dai movimenti di destra, si è fatto portavoce di una linea più morbida, almeno in campagna elettorale. Un esempio su tutti: quando il presidente americano diede l’ordine di attaccare la Siria con 59 missili Tomahawk furono i movimenti dell’Alt right a condannare quest’azione che, di fatto, contraddiceva tutta la campagna elettorale del tycoon.

Sotto Obama, la questione razziale è esplosa. Negli ultimi anni di presidenza del primo presidente di colore della storia americana si sono verificati i più tremendi scontri tra la polizia e la comunità afro e, in più di un’occasione, è stato proclamato lo stato d’emergenza. Come scriveva Il Giornale un anno fa: “Il 2008, con l’elezione di Barack Obama, doveva essere l’inizio dell’era post-razziale, la realizzazione del sogno di Martin Luther King. Per quel 13 per cento di popolazione discendente dagli schiavi voleva dire avere alla Casa Bianca un garante della giustizia razziale. È accaduto invece che la questione razziale negli Stati Uniti, sotto la presidenza Obama, ha raggiunto livelli da guerra civile, un salto indietro di quasi 50 anni”.

Per Penjel Joseph, direttore del Centro di studi sulla razza e la democrazia dell’università del Texas, “l’America è più divisa di otto anni fa, i neri sono più poveri e gli unici a non aver beneficiato della ripresa post-recessione con una disoccupazione tripla rispetto ai bianchi”.

Ma non solo. Negli ultimi anni, sempre più migranti hanno raggiunto l’America sognando un nuovo Eldorado. Il loro sogno però è andato in frantumi. Spesso sono finiti in mezzo a una strada, ad ingrassare il numero di poveri (che ormai rappresentano un terzo della popolazione) di uno Stato che arranca.

L’America sta vivendo oggi uno dei periodi più bui della sua storia. Non sa dove andare, ha perso la sua vocazione universale. Ma nuovi movimenti stanno nascendo – ed è quello che vogliamo raccontare attraverso il reportage di Edoardo Cigolini sull’Alt Right americana – e, forse, daranno, nel bene o nel male (ad oggi non è dato saperlo), un nuovo volto agli Stati Uniti. Che potranno rafforzarsi o smembrarsi. Ma questo solo il tempo potrà dircelo.

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