Huawei and the 5G Network: The Real Stakes

 

 

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Huawei e rete 5G, la vera posta in gioco

Incertezze e ritardi accumulati dall’America nello sviluppo delle nuove reti lasciano spazio all’azienda cinese, che già controlla un terzo del mercato mondiale 4G, capace di conquistare metà di quello 5G per il quale dispone oggi dello standard più avanzato

Sicurezza o commercio? Nella disputa tra Stati Uniti e Cina sulla tecnologia 5G, le reti Internet di nuova generazione cento volte più veloci, fin qui si è discusso attorno a uno spartiacque spiegato con chiarezza dal vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio durante la sua missione in America: «Condividiamo le preoccupazioni di Washington sulla sicurezza. Prima di usare la tecnologia cinese 5G verificheremo che non ci siano problemi. Per il resto, valgono i meccanismi della concorrenza». La divisione tra i due piani, però, non è così netta. Non si tratta solo di capire se le aziende cinesi, obbligate per legge a collaborare col loro governo sulla sicurezza, consentiranno all’intelligence di Pechino di usare reti di trasmissione che entreranno ovunque — auto robot, case, uffici, sale operatorie — a fini di spionaggio. Esiste anche l’aspetto, più politico, di un possibile cambiamento degli equilibri mondiali col passaggio da un vecchio sistema basato su blocchi ideologici o militari, a uno fondato su blocchi tecnologici. Se ne parla da tempo: l’Europa, indietro sul digitale, schiacciata tra le due superpotenze tecnologiche.

Ma incertezze e ritardi accumulati dall’America nello sviluppo delle nuove reti lasciano spazio a un altro scenario: Huawei, che già controlla un terzo del mercato mondiale 4G, capace di conquistare metà di quello 5G per il quale dispone oggi dello standard più avanzato, l’unico interoperabile (capace, cioè, di funzionare con pezzi forniti da aziende diverse). Se ci riuscirà, spionaggio o no, la Cina potrà diventare potenza dominante anche perché sarà lei a definire gli standard dei futuri sistemi. Non è irrilevante, anche sul piano politico e sociale: critichiamo ogni giorno i giganti della Silicon Valley per lo scarso rispetto della privacy e la vendita dei nostri dati personali. L’egemonia tecnologica della Cina può diffondere anche da noi la sua insensibilità per la difesa dei diritti digitali: ignorati dal governo, ma anche da gran parte di un popolo che vive il sistema di controllo sociale che assegna un rating a ogni cittadino come un utile meccanismo meritocratico. Probabilmente c’è poco da fare: con l’America in declino (e dilaniata da uno scontro sotterraneo su una possibile nazionalizzazione della rete 5G) è difficile rinunciare alla tecnologia cinese, oggi migliore e meno costosa. Ma è bene sapere.

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