L’Uragano Katrina, dieci anni dopo
Centinaia di morti, ma non fu solo un disastro naturale. Sottovalutazione e irresponsabilità alle origini della tragedia
Dieci anni dopo, le ferita è ancora aperta. Katrina non verrà dimenticata tanto presto. E’stato uno degli uragani più distruttivi nella storia degli Usa: quasi 1900 vittime e migliaia le case distrutte; decine di migliaia le vite sconvolte dal suo passaggio; una città, New Orleans, sommersa dalle acque come una moderna Atlantide. Ma, quell’uragano verrà ricordato a lungo perché non fu solo una catastrofe naturale, ma anche e soprattutto il fallimento infrastrutturale della nazione più ricca e tecnologicamente più avanzata del Globo. Qualcosa che poteva essere evitato, ma non lo fu.
L’indifferenza
Katrina svelò inoltre il volto più indifferente dell’amministrazione pubblica. Tutti ricordano ancora i colpevoli ritardi e le sottovalutazioni delle agenzie federali che avrebbero dovuto prevedere quali sarebbero stati gli effetti dell’impatto dell’urugano sulle antiche case e le nuove baracche di New Orleans.
Nessuno può scordare quel video in cui George W. Bush appare svogliato e disinteressato quando i funzionari della protezione civile gli dicono che la tempesta avrebbe presto colpito la città della Louisiana, nulla venne fatto; pochi possono dimenticare le immagini di intere famiglie rifugiate su tetti, le magliette usate come bandiere di segnalazione per elicotteri che volteggiano nel cielo; quelle scritte bianche sulle tavole scure, help us, aiutateci.
Katrina fu la tragedia del disinteresse del potere nei confronti degli strati più deboli della popolazione, il 70% composto da afroamericani, di una delle città più povere e decadenti d’America. Fu, come molti percerirono già allora, una tragedia razziale. Il pensiero di molti fu: se quei quartieri spazzati via dalle acque fossero stati abitati da bianchi abbienti, il comportamento delle autorità, sarebbe stato ben diverso.
La parobola discendente di George W. Bush, iniziata nel 2004 con i dubbie dell’opinione pubblica sulla guerra in Iraq, ebbe una decisiva spinta verso il basso con Katrina. Nel 2010, Barack Obama partecipò al quinto anniversario e oggi torna a marcare anche il decimo con una nuova visita a New Orleans. Fu una tragedia americana, ma furono troppi i neri morti. Il primo presidente afro americano della storia degli Stati Uniti lo sa bene.
Le ferite aperte
Dieci anni dopo, le ferite sono ancora aperte. Molto è stato fatto per ricostruire la città. Ma molto, moltissimo deve essere ancora fatto. Il sindaco Mitch Landrieuha spiegato che New Orleans ha subito danni per 150 miliardi di dollari e in questo decennio il governo federale ha versato 70 miliardi di dollari per la ricostruzione. Una cifra considerevole, ma insufficiente. Ancora una volta sono i ceti meno abbienti a pagare le conseguenze.
Sono ancora migliaia gli “homeless in their own home”, i senzatetto nelle loro case. Sono persone, o famiglie intere, che sono rientrate nelle loro abitazioni parzialmente distrutte, ma non sono mai riuscite a ripararle completamente. Per mancanza di fondi, o perché i soldi dei prestiti finiscono prima della fine dei lavori. Molti sono stati truffati dalle ditte di riparazioni che si facevano pagare in anticipo per le riparazioni che non avrebbero mai finito. Ci sono poi centinaia di casi in cui le famiglie non riescono più a pagare luce e gas.
Tutto questo è all’origine di un paradosso. Ci sono migliaia di persone che ancora non hanno una casa e vivono nei ricoveri nonostante ci siano migliaia di abitazioni vuote, almeno 43.000. Questo fenomeno era in realtà ben presente prima del passaggio di Katrina. Un’ economia asfittica, la diminuzione del tasso della popolazione: New Orleans stava seguendo lo stesso destino di città come Detroit.
Poi è arrivato l’uragano e la città si è svuotata ancora di più. Le case vuote erano una delle sue “piaghe” Ora è ancora più profonda. Ma è una piaga difficile da curare. Ci volgiono interventi in denaro che non sono stati ancora fatti. Il loro peso non può essere addossato solo sulle spalle della municipalità. In questi anni, ci sono stati decini di progetti portati avanti da privati e associazioni, tra cui quello di Brad Pitt, per ricostruire queste case.
Le ferite di Katrina sono ancora aperte e profonde. In un’America dove le disuguaglianze economiche sono aumentate e dove la questione razziale è all’rodine del giorno, dimenticare quei giorni di agosto di dieci anni fa è quasi impossibile. E, in fondo, è giusto così.
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