Zuckerberg for president?
«””Dobbiamo creare una comunità globale che vada bene per tutti”. È zeppa di buoni propositi, di idee spesso apprezzabili, a volte discutibili, quasi sempre generiche, la lettera-manifesto messa in rete da Mark Zuckerberg per ridefinire la rotta di Facebook in un’era nella quale la sua missione originaria, “lavorare per un mondo più aperto e connesso”, è rimessa in discussione dai venti contrari alla globalizzazione”». Inizia così un articolo di Massimo Gaggi sul Corriere della Sera del 18 febbraio.
Lettera molto lunga e articolata quella del fondatore di Facebook, accenna il cronista, che spiega come «”proprio il momento scelto dal giovane imprenditore per aggiornare la missione di Facebook”» suona strano. Infatti, Gaggi si domanda se tale manifesto non sia il «”preannuncio di un impegno politico in prima persona […] Il dubbio nasce dalla domanda con la quale si apre la lettera: “Stiamo costruendo il mondo che tutti noi vogliamo?””».
«”Quale mondo? Ma soprattutto, noi chi? La comunità di Facebook, alla quale sembra indirizzata la lettera, o il mondo intero? Quello di Zuckerberg è un messaggio planetario piuttosto ambizioso: dare forma a una comunità globale che segni un nuovo progresso della civiltà dopo le ere “delle tribù, delle città e delle nazioni””»
Nota a margine. Gaggi non è l’unico a ipotizzare che Zuckerberg stia immaginando un futuro alla Casa Bianca. L’ipotesi è già in campo da tempo, da quando cioè, sconfitta la Clinton, il mondo liberal sta cercando una nuova icona da lanciare nell’arena al posto di Michelle Obama, pure lei possibile futura candidata, ma senza il gradimento di tale mondo perché troppo indipendente.
Uno scenario, quello delle elezioni presidenziali, da affrontare tra quattro anni, certo, ma certo mondo è abituato a ragionare in prospettiva, anche perché immagina di creare tante e tali difficoltà a Trump, attraverso scandali veri e fittizi, da costringere il tycoon alle dimissioni o peggio (e il trumpone offre parecchi spunti di attacco, data la sua personalità, il suo isolamento e la sua inesperienza).
Zuckerberg è una figura forte, con una capacitò di manovra senza pari grazie alla sua creatura social. Inutile dire che una sua eventuale Presidenza sarebbe il Grande Fratello realizzato nella sua forma più compiuta, possedendo dati e informazioni personali di una comunità di un miliardo e mezzo di persone.
Mister Fb ha i requisiti giusti per soddisfare il potere dominante: ha un’immagine giovanilistica e rivoluzionaria che non guasta; potrebbe presumibilmente contare sull’appoggio dei cosiddetti millennials, risultati decisivi per la sconfitta della Clinton; con il suo social offre un’immagine positiva della globalizzazione contro i suoi detrattori “populisti”; non è un politico, caratteristica che oggi è necessaria per fare politica (sic); è un’imprenditore di successo e tanto altro.
L’unico suo limite è proprio la sua Forza, che potrebbe spaventare gli elettori. Per fortuna, è ancora presto per vederlo pugnare. Al timone c’è ancora Trump, la cui presidenza, nonostante i tanti difetti, sta avendo l’effetto di attutire, almeno al momento, le tensioni internazionali, che si sono spostate all’interno degli Stati Uniti d’America. La sua stella è alquanto appannata e i suoi cedimenti ai neocon ne stanno condizionando non poco la già poca capacità di manovra… vedremo se e quanto (e come) durerà. In attesa che Zuckerberg (meglio, i suoi sponsor) decidano se varcare o meno il Rubicone.
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