Hillary’s Four-Pronged Strategy to Obtain the Nomination

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Hillary, strategia in quattro mosse

per ottenere la nomination

Ecco come l’ex First Lady punta a rovesciare le sorti di una sfida che Barack Obama sembra già aver vinto

Reduce dal successo in West Virginia Hillary Clinton affida a una strategia in quattro mosse il tentativo di rovesciare le sorti di una corsa alla nomination democratica che i numeri già promettono al rivale Barack Obama. La prima è ottenere quanti più delegati dei 189 in palio nelle rimanenti cinque primarie vincendo con largo margine in Kentucky e Porto Rico, dove è favorita, e recuperando il possibile in Oregon, Montana e South Dakota, dove avanti è Obama. La seconda è prevalere nella battaglia politica che avrà luogo il 31 maggio a Washington spingendo il Comitato nazionale ad ammettere alla Convention di Denver i contestati delegati di Michigan e Florida, che sulla base dei risultati delle urne in maggioranza andrebbero a lei. Poi c’è la questione del quorum per assegnare la nomination: finora il numero è stato 2025 ma con Obama pericolosamente vicino alla meta grazie ai suoi 1885 delegati Hillary vuole far accettare al partito che, calcolando Michigan e Florida, il numero reale è più alto: 2210. Ciò che accomuna queste tre iniziative è il fatto voler apparire grintosa, competitiva e vincente per poter a mettere a segno il quarto e decisivo obiettivo: spingere i 795 superdelegati espressione della nomenklatura del partito a fare quadrato attorno a lei per evitare la sconfitta in novembre. «Contiamo sul fatto che anche i superdelegati schieratisi con Obama possano cambiare opinione e sostenerci» dice il braccio destro Howard Wolfson, riassumendo il progetto di strappare nei salotti di Washington la nomination che Obama si è guadagnato sul campo. E la motivazione per giustificare il ribaltone è uscita dalle urne di Pennsylvania, Indiana e West Virginia: la classe media bianca vota per lei.

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