Obama a Parigi, Sarkò: “E’ un amico”
Dopo il trionfo di Berlino continua
tour del candidato alla Casa Bianca
PARIGI
Visita lampo di Barack Obama a Parigi per incontrare l’«amico» Sarkozy prima di volare a Londra per andare a cena con il premier Gordon Brown. Una tappa di poche ore rispetto alla visita più strutturata nelal capitale britannica.
A Londra il programma prevede, oltre all’incontro con il premier, anche un faccia a faccia con l’inviato del Quartetto per il Medio Oriente, Tony Blair, e con il leader del partito conservatore britannico David Cameron. Sbarcato nel primo pomeriggio nella “Ville Lumiere” Obama è stato ricevuto da Nicolas Sarkozy nella sua residenza sugli Champs Elysees. Nonostante il poco tempo a lui dedicato dal candidato “star” statunitense, Sarkozy, che a primavera aveva conosciuto il senatore rivale McCain, ha comunque ostentato grande apprezzamento per Obama.
In un’intervista a Le Figaro il presidente francese, si è vantato di essere «il solo francese a conoscerlo». «Obama? – ha detto il presidente – È un mio amico. Contrariamente ai miei consiglieri diplomatici non ho mai creduto nelle possibilità di vittoria della Clinton e ho sempre pensato che sarà lui a essere eletto». Sarkozy ha incontrato il senatore dell’Illinois una prima volta nel 2006 al Congresso di Washington, e di quell’incontro rivela di avere «un gran buon ricordo». Intanto, dopo il bagno di folla tedesco, la visita di Obama ha messo in fibrillazione i giornali francesi: “Liberation” questa mattina parla di «Obamania» riferendosi al fascino che esercita Obama «nel suo voler far vedere a tutti che ha già la statura di un presidente».
Ieri il trionfo nel comizio di Berlino
Ieri l’intervento di Obama a Berlino ha attratto duecentomila persone. Per un giorno il solco scavato dalla guerra in Iraq tra l’America e l’Europa è sembrato un ricordo lontanissimo. Il giovane senatore afroamericano ha chiesto quello che George W. Bush, il presidente in carica, non ha mai ottenuto, l’aiuto dell’Europa agli iracheni, vittime di una guerra ingiusta alla quale urge porre fine. E i berlinesi gli hanno risposto con un boato di applausi: basta guerra. Il senatore ha calcato su questo punto: l’America e l’Europa, dice, devono essere unite per sconfiggere i talebani dell’Afghanistan, convincere l’Iran a rinunciare all’atomica e continuare ad abbattere i mille muri che ancora restano in piedi.
Il discorso di Obama
«Il più grande pericolo è che si alzino nuovi muri a dividerci gli uni dagli alti. I muri tra gli alleati sulle due sponde dell’Atlantico non possono esistere. I muri tra i Paesi che hanno tutto e quelli che hanno nulla, neppure. Né i muri tra razze e tribù., tra indigeni e migranti, tra bianchi e neri, tra cristiani musulmani ed ebrei, questi sono i muri che abbiamo il dovere di abbattere insieme». Obama nel suo intervento ammicca a quello pronunciato dal repubblicano Ronald Reagan, di fronte al presidente russo Michail Gorbachev, nel 1987: una storica spallata al muro di Berlino. «Sappiamo che i muri possono essere abbattuti – dice – dopo secoli di tumulti l’Europa è unita, nel segno della prosperità. Non solo è caduto il muro di Belino, ma anche quelli di Belfast, dove protestanti e cattolici hanno trovato la maniera di vivere insieme, nei balcani, dove la guerra civile è stata sedata e sono barbari criminali di guerra sono stati portati di fronte alla giustizia, in Sudafrica, dove un popolo coraggioso ha sconfitto l’apartheid».
«Una nuova generazione cambierà il mondo»
Il multilateralismo non è una scelta, secondo Obama, ma una necessità: l’America non può confidare solo su sé stessa, né può farlo il Vecchio Continente. Ma gli errori dell’era Bush hanno messo in pericolo quest’alleanza. «In Europa, l’America viene vista come la causa dei mali del mondo, e da noi si deride il ruolo dell’Europa nella sicurezza del mondo. Entrambe queste idee sono sbagliate». Sono i toni consueti dell’oratoria obamiana, quelli di Berlino, dove il senatore ribadisce il suo appello alla «nuova generazione che lascerà il segno nella storia, e cambierà il mondo». Sul piano politico il giovane, e a detta del suo rivale repubblicano John McCain «inesperto» senatore, ha mostrato agli elettori americani di essere in grado di avvicinare l’America al resto del mondo, superando l’isolamento di Bush e della sua politica estera spregiudicata. Per una volta un leader di Washington non viene accolto da proteste violente, ma da una folla da concerto rock.
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