Bush: You Want to Bring Down Saakashvili

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Si acuisce la crisi Usa-Russia. Putin: voi aiutate i georgiani, li fate apparire come vittime

INVIATO A PECHINO

Alla Casa Bianca e al Cremlino è l’ora dei falchi: mentre Vladimir Putin accusa Washington di fiancheggiamento dell’«aggressore georgiano», Dick Cheney promette a Tbilisi che «l’aggressione russa non deve rimanere senza risposta» archiviando 96 ore di diplomazia di Condoleezza Rice che finora ha dato risultati assai scarsi. E George W. Bush, appena rientrato a Washington da Pechino, dichiara: «Se i rapporti che riceviamo sono accurati, le azioni russe rappresenterebbero una escalation drammatica e brutale del conflitto in Georgia. Putin vuole rovesciare il presidente Saakashvili e potrebbe bombardare l’aeroporto della a capitale Tbilisi. Le violenze dovute all’uso sproporzionato della forza contro uno Stato sovrano sono inaccettabili nel XXI secolo. Con le sue azioni Mosca sta minacciando le proprie relazioni con gli Stati Uniti».

Nei giorni scorsi il Segretario di Stato e il vice John Negroponte hanno avuto via libera da Bush per risolvere la crisi del Caucaso ma la scelta di puntare tutto sulla marcia indietro dell’alleato georgiano non sta pagando. Anzi, ha consentito a Putin di avere mano libera nel campo militare. I mancati risultati della Rice, evidenziati dalle difficoltà di raggiungere un’intesa all’Onu sul cessate il fuoco, rimettono in gioco Cheney, da sei mesi in ombra a causa della Realpolitik del Dipartimento di Stato avallata da Bush. Da qui la lunga e calorosa telefonata che il vicepresidente ha fatto a Saakashvili per fargli capire che l’America non lo abbandona: «L’aggressione russa non deve rimanere senza risposta, la sua continuazione avrà serie conseguenze nelle relazioni con gli Usa e la comunità internazionale».

La Casa Bianca fa capire a Putin che se non fermerà gli attacchi Washington non si limiterà più a deboli iniziative all’Onu. Un primo passo il Pentagono lo ha fatto organizzando, su richiesta di Saakashvili, un ponte aereo in tempi record per far tornare in patria i 2 mila militari che Tbilisi aveva in Iraq.

E’ stato proprio questo gesto a far infuriare ieri Putin, che ha criticato il «cinismo» americano e la «capacità di presentare l’aggressore come vittima». «Peccato che alcuni nostri partner non ci aiutino, ma tentino di ostacolarci», ha detto il premier russo, accusando gli Usa di «due pesi e due misure»: «Si impicca Saddam perché ha distrutto alcuni villaggi sciiti mentre si difendono i governanti georgiani che in un’ora hanno fatto sparire dalla faccia della terra 10 villagi osseti». E i media russi fanno capire che potrebbe essere non solo una «guerra per procura»: un anonimo alto funzionario dei servizi denuncia la presenza in Ossezia di «tre mila mercenari addestrati da americani».

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