More Obamacans Jump on theBandwagon

edited by Sonia Mladin

<--

New York. Barack Obama continua a conquistare consensi alla sua destra, dopo l’ex segretario di stato Colin Powell. Si è schierato con il candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti anche Ken Adelman, il superfalco vicino ai neocon che aveva previsto una “cakewalk”, una passeggiata, per i marine americani in Iraq. Ex consigliere di Donald Rumsfeld e amico di Paul Wolfowitz, Adelman è da tempo diventato un rumoroso critico di Rumsfeld e dell’Amministrazione Bush sull’Iraq, ma ora il suo endorsement di Obama, con un’intervista a un blog del New Yorker, allunga la lista di conservatori di varia estrazione che hanno deciso di abbandonare il carro di John McCain e di schierarsi con il candidato democratico.

Da Colin Powell a Christopher Buckley, da Andrew Sullivan a Christopher Hitchens, il consistente gruppo di obamacon non costituisce un movimento ideologicamente coeso e omogeneo, come quello dei liberal/neocon che alla fine degli anni Settanta lasciò il Partito democratico per influenzare il mondo conservatore, ma rappresenta meglio di qualsiasi sondaggio il successo di Obama a tredici giorni dal voto.

Neocon e paleocon, falchi e colombe, l’ondata pro Obama sembra inarrestabile. Si è schierata con Obama anche Judith Miller, la giornalista del New York Times, appena assunta da Fox News, che è finita in carcere durante il Ciagate di Valerie Plame e che nel 2002 sul principale giornale liberal d’America aveva pubblicato scoop su scoop sulle scorte di armi di distruzione di massa di Saddam Hussein che poi non si sono trovate. Obama ha convinto anche il sindaco conservatore di Londra, Boris Johnson, e l’ex deputato repubblicano Mark Foley, quello che due anni fa alla vigilia delle elezioni di metà mandato, si è dimesso perché flirtava sessualmente con uno stagista minorenne del Congresso (ma in serata ha smentito).

In Oregon c’è un candidato repubblicano al Congresso, Joel Haugen, che sostiene Obama invece di McCain, mentre il senatore conservatore Gordon Smith prova a farsi rieleggere vantando negli spot televisivi grande amicizia con Obama. Ventisei giornali locali che nel 2004 si erano schierati per Bush, questa volta hanno scelto Obama, compreso il Chicago Tribune che nella sua lunga storia non ha mai sostenuto un candidato democratico, mentre sono solo quattro i quotidiani che nel 2004 invitavano a votare John Kerry e che ora stanno con McCain.

Ci sono anche gli antiabortisti per Obama, proLifeproObama.com, guidati dall’ex consigliere giuridico di Ronald Reagan Douglas Kmiec, malgrado Obama sia un convinto sostenitore del diritto della donna a interrompere la gravidanza e sia accusato dai conservatori di essere il candidato più filo abortista di sempre. Nel programma di governo, approvato alla convention di Denver, per la prima volta dal 1992 è stata tolta la frase chiave dell’approccio democratico alla questione dell’aborto, cioè che “l’aborto deve essere legale, sicuro”, ma anche “raro”. La forza di Obama – su questi temi, come su quasi tutto – è che non appare come un fanatico radicale, ma attento alle ragioni degli altri anche quando non le condivide. All’estrema sinistra questo atteggiamento non piace (Noam Chomsky ha detto che bisogna votare Obama, ma solo in quanto “male minore”), ma consente a Obama di conquistare consensi improbabili al punto che The Politico ha scritto che esistono anche “razzisti per Obama”.

Un sondaggio nazionale di settembre, quando McCain era in testa, ha svelato che voterà Obama il 23 per cento degli elettori convinti che gli afroamericani usino l’argomento razziale come scusa per giustificare i propri comportamenti sbagliati. Il New York Times ha raccontato che non si sono registrati episodi razzisti e violenti legati alla candidatura di Obama, mentre James Knowles, un membro del Ku Klux Klan condannato nel 1981 per linciaggio, ha detto che Obama “è un candidato potenzialmente accettabile”.

About this publication