Obama Leaves Election Campaign to Visit Gravely Sick Grandmother

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Obama lascia la campagna elettorale

per visitare la nonna gravemente malata

Per accorrere al capezzale della «nonna bianca» in Hawaii annullati tutti i comizi e le apparizioni previste per due giorni

NEW YORK – Colpo di scena a due settimane esatte dalle storiche elezioni presidenziali del prossimo 4 novembre. Ieri sera il candidato democratico Barack Obama ha annunciato che interromperà per due giorni la campagna elettorale per recarsi in visita alle Hawaii dalla nonna materna Madelyn Dunham, gravemente ammalata. Secondo indiscrezioni l’85enne Madelyn starebbe solo aspettando di dare l’addio all’adorato nipote, prima di morire. «Sua nonna è uscita di recente dall’ospedale – ha spiegato il portavoce Robert Gibbs – e nelle ultime settimane la sua salute si è deteriorata al punto che la situazione è molto grave». Per accorrere al capezzale di quella che lui stesso ha definito «la mia nonna bianca»”, Obama ha deciso di annullare tutti i comizi e le apparizioni previste per giovedì e venerdì. Con ogni probabilità, riprenderà la sua campagna sabato.

Lo iato non avrebbe potuto arrivare in un momento più critico. Mentre è già iniziato il conto alla rovescia per il voto, il rivale repubblicano Jonn McCain e la sua vice Sarah Palin hanno alzato il tono dello scontro, accusandolo di ogni sorta di malefatta. La sua improvvisa – sebbene fugace – uscita di scena lascia un vuoto pericoloso che può essere facilmente riempito dalla propaganda repubblicana. «La nonna del Senatore Obama è sempre stata una delle persone più importanti e centrali della sua vita», ribatte Gibbs, «L’ha allevato lei, insieme alla madre e al nonno, da quando è nato a quando è andato al college». Nel suo libro «Dreams from My Father», pubblicato in Italia da Nutrimenti con il titolo «I sogni di mio padre», Obama descrive l’esperienza di crescere con la famiglia di sua madre; una famiglia di ceto medio del Kansas, (battista ma non praticante) e, ovviamente, tutta bianca. Nel 1963 i genitori si erano separati e successivamente divorziarono; il padre di origine africana andò all’Università di Harvard per conseguire un dottorato, e infine tornò nel natio Kenya, dove morì in un incidente stradale nel 1982, dopo aver rivisto il figlio solo in un’occasione.

La conoscenza del padre nero assente derivò per Obama principalmente dalle storie della famiglia bianca e dalle fotografie. «Mio padre non sembrava per nulla come le persone a fianco a me — scrive il senatore dell’Illinois – anche se non feci neppure caso che lui fosse nero come la pece, mentre mia madre bianca come il latte». Quando la madre di Obama morì di cancro, nel 1995, fu nonna Madelyn a consolarlo e a restargli vicino. Ed è stata lei che Obama ha voluto ringraziare durante la Convention democratica, quando rievocò come, per farlo studiare, accettò tanti e grandi sacrifici. E mentre all’interno del GOP ci si continua ad interrogare sull’endorsement pro-Obama di Colin Powell, continua la defezione degli intellettuali neocon delusi da John McCain. Dopo Peggy Nonnan, David Brooks e Buckley Jr., l’ultimo a voltare le spalle a McCain è Ken Adelman, il diplomatico veterano, conservatore di ferro ed amico intimo di Cheney, Rumsfeld e Wolfowitz, che ha lavorato per ben cinque amministrazioni repubblicane: Nixon, Ford, Reagan e i due Bush. «Per la prima volta in vita mia voterò un candidato democratico: Obama», rivela Adelman al settimanale New Yorker. Per due motivi: «Il comportamento erratico imprudente ed irrazionale di McCain durante la crisi economica e il fatto che abbia scelto come vice Sarah Palin. Una, spiega, «che io non avrei assunto neppure come aiutante di medio rango».

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