Edited by Robin Silberman
Sarà — anzi è, soprattutto è— la crisi economica, che rende tolleranti. Si pensa al lavoro, al mutuo, al futuro; e se in giro ci sono coppie di sposi ambedue con baffi e smoking, se i vicini hanno una ricetta per comprare marijuana per «uso medico», non ci si agita. Non ci si preoccupa per i valori americani; casomai, dati i tempi, può venir voglia di bussare e chiedere un tiro. E’ una nuova America, dicono le notizie e i sondaggi; non proprio di umore pre-Summer of Love (San Francisco, 1967, e fu il ’68 dei nuovi stili di vita occidentali, in effetti); preoccupata del declino, forse all’inizio di un ricorso storico più libertario. Festeggiato — spesso illegalmente — lunedì sera, tra l’altro.
Da costa a costa, decine di migliaia di persone (la stima è conservatrice, almeno quella) si sono riunite (nelle case, nei locali, nei parchi) per celebrare il Cannabis Day, rito californiano iniziato a fine anni 70. In California molti l’hanno fatto senza infrangere la legge; lì, come in Massachusetts, è ammessa per «uso medico», la usano i malati veri ma anche i presunti sofferenti di «ansia» e «insonnia»; si fanno fare la ricetta, vanno nei negozi appositi. Comunque lunedì erano moltissimi, «mai così tanti», ha detto Ethan Nadelmann, lobbista della Drug Policy Alliance a Washington. «L’idea di legalizzare la marijuana sta entrando nel dibattito nazionale». In modo sorprendente, poi: con la doverosa presa di distanze di Barack Obama; con il discreto assist dell’Attorney General Eric Holder, ha annunciato che chi vende marijuana verrà perseguito solo se viola sia leggi locali sia leggi federali; con l’appoggio di un po’ di destra liberista. L’ultimo a dirsi d’accordo è il nuovo commentatore-star della filorepubblicana Fox News, Glenn Beck; è favorevole a legalizzarla e tassarla, come i superalcolici. I meno entusiasti sono i rettori universitari anche liberal (alla vigilia del Cannabis Day hanno mandato e-mail sensate e minacciose). Il testimonial involontario della nuova tolleranza è Michael Phelps, eroe olimpico filmato mentre si faceva una canna, poi di fatto assolto. La stranissima coppia che alla Camera ha presentato una proposta di legge per proteggere i consumatori di «medical marijuana» è composta da Ron Paul, ex candidato ultraliberista alle primarie repubblicane, e Barney Frank, democratico ultraliberal, storico deputato gay. E a proposito di gay.
Da giorni si ride su uno spot apocalittico prodotto da un gruppo familista-religioso, a vederlo le nozze gay sembrano pericolose come una calata degli alieni (comunisti). Ne sono state fatte infinite parodie. Ed «è significativo non solo perché è idiota, ma perché è stato l’unica visibile protesta mentre il matrimonio tra persone dello stesso sesso veniva legalizzato in altri due stati, Iowa e Vermont», scriveva domenica sul New York Times l’editorialista Frank Rich. Il suo commento, «The Bigot’s Last Hurrah», è stato per due giorni l’articolo più cliccato del sito. Secondo Rich, il movimento antigay è finito; anche (alcuni) leader religiosi conservatori stanno facendo marcia indietro sulle unioni monosesso; e «l’ uguaglianza coniugale, lentamente ma inesorabilmente, si diffonderà da stato a stato». Si vedrà, certo il periodo dei neocon e degli sbandierati «family values» pare finito, in America (la più a destra del momento è Miss California, Carrie Prejean; sostiene di aver perso il titolo di Miss Usa per via della sua ferma opposizione alle nozze gay; è possibile, le candidate erano tutte plastificate uguali, qualche criterio ispirato allo spirito del tempo avranno dovuto usarlo, suvvia).
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