Edited by Robin Silberman
La Cia respinge al mittente le accuse sollevate da Nancy Pelosi sugli «interrogatori rafforzati» ponendo la Casa Bianca di fronte allo spettro di uno scontro frontale fra intelligence e Congresso. Era stata la presidente della Camera dei Rappresentanti, e terza carica dello Stato, ad accusare giovedì la Cia di aver «mentito al Congresso» sin dal 2002 su come e quando vennero usati gli «interrogatori rafforzati» sui detenuti di Al Qaeda e ieri la replica è venuta dal capo dell’Agenzia in persona. «Nancy Pelosi si sbaglia, la Cia non ha mai mentito al Congresso» ha detto Leon Panetta con una dichiarazione scritta diffusa dai portavoci di Langley che riflette l’irritazione degli 007 per gli attacchi ricevuti dai democratici nelle ultime settimane. «Abbiamo detto la verità al congresso nel 2002 sulle tecniche rafforzate con cui venne interrogato Abu Zubayd, c’è una lunga tradizone di intromissioni politiche nel nostro mestiere ma ora hanno raggiunto un nuovo livello» scrive Panetta con parole che hanno implicazioni pesanti perché se la Cia non ha mentito al Congresso sulla scelta di interrogare ricorrendo al «waterboarding» – l’affogamento simulato equiparato da Obama alla tortura – allora a non dire la verità è la Pelosi, che ricevette il 4 settembre del 2002 il briefing dagli 007. La scelta di Panetta, un clintoniano doc scelto da Obama per riportare ordine nella Cia dopo gli anni di Bush, nasce dal bisogno di mantenere ordine a Langley dove sono numerosi gli agenti pronti a svelare segreti imbarazzanti per i leader democratici. I primi due sintomi si sono avuti ieri quando, in rapida successione, prima una «gola profonda» ha svelato ad alcune agenzie che «nel 2004 la Pelosi fece andare all’aria un’operazione clandestina» e poi il sito Internet DrugeReport ha pubblicato le prima immagine degli scatti sugli interrogatori dei detenuti in Iraq e Afghanistan che la Casa Bianca ha vietato di diffondere. «Washington è piena di gente che vuole raccontare cose interessanti» ripetono i commentatori di Fox tv lasciando intendere che i veleni dell’intelligence contro i democratici potrebbero essere solamente all’inizio. La genesi delle tensioni è nella decisione dell’amministrazione Obama di rendere pubblici i memorandum che svelano le «tecniche rafforzate» di interrogatorio dei detenuti di Al Qaeda perché molti agenti ritengono che in questa maniera il presidente ha consentito ai terroristi di prendere precauzioni e ha posto le basi legali per possibili processi a loro danno con l’accusa di aver condotto «torture». A fomentare lo scontento degli agenti è stato l’ex vicepresidente Dick Cheney con due interviste tv nelle quali ha accusato Obama di «aver messo in pericolo l’America» rivelando i contenuti dei memorandum ed ha difeso a spada tratta la pratica del «waterboarding» definendola «utile per raccogliere informazioni che hanno scongiurato nuovi attacchi contro l’America». A conferma di tale tesi Cheney ha chiesto la declassificazione di due nuovi memo, andando però incontro al veto della Casa Bianca.
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