LA “pistola fumante” che uccise la presidenza di Richard Nixon sparerà il suo colpo finale per aiutare a risolvere il caso che da 30 anni tormenta la storia americana, l’ ultimo mistero del Watergate. Il silenzio di 18 minuti nelle registrazione dei Nixon Tapes,i nastri registrati dalle cimici nascoste alla Casa Bianca, nel quale sprofondò una presidenza, potrebbe essere finalmente squarciato, con le tecniche da “Scena del Crimine” su una pagina del diario lasciata dal solo testimone diretto di quelle ore, il capo di gabinetto e confessore privilegiato di Nixon, Bob Haldeman. Specialisti di indagini forensi reclutati dagli Archivi di Stato americani cercheranno di ricostruire che cosa ci fosse nei 18 minuti e 30 secondi di conversazioni cancellati dai nastrie che parvero, all’ America del 1974, come la prova, la “pistola fumante”, della colpevolezza di Nixon. Con il timore inespresso che possano portare a un segreto ancora più terribile: la verità sull’ omicidio di John F. Kennedy. Lo strumento per tentare di dare vocea quel silenzio sarà il diario che teneva il più amato e il più discreto dei collaboratori di Richard Nixon, il suo capo di gabinetto Robert Haldeman, soprannominato “il Muro di Berlino” per la sua impenetrabilità, e che dal giorno della sua morte sta rinchiuso in una cassaforte climatizzataa prova di umidità nei caveau degli Archivi Nazionali a Washington. Haldemann, che il presidente disse di «avere amato come un figlio maschio», era l’ unico pretoriano di Nixon presente il giorno 20 giugno del 1972, mentre il capo commentava quel «banale fatto di cronaca nera» – come fu inizialmente definito – avvenuto tre giorni prima, la sera del 17 giugno. Era stato allora che cinque uomini, tra cui ex agenti della Cia, avevano scassinato e invaso il quartiere generale del Partito democratico e del candidato che avrebbe sfidato Nixon alle elezioni, McGovern, cinque «ladri» che risultarono avere rapporti diretti con la Casa Bianca. «O mio Dio, ma andarea scassinare gli uffici di McGovernè una cosa che non vale la pena di fare… questa è la nostra versione per il pubblico….» si sente la voce di Nixon dire nei nastri. Poi il silenzio. Se ne assunse la responsabilità un’ altra fedelissima di Nixon, la segretaria Rose Mary Woods, che giurò di avere accidentalmente premuto sul pedale del registratore per la cancellazione mentre si allungava in direzione opposta per rispondere al telefono, in un esercizio di stretching che alimentò le battute dei comiciei cartoon satirici per settimane. Nessuno riuscì mai a ricostruire che cosa il piedino acrobatico della segretaria, o quale dito più probabile, avesse cancellato i nastri, e il silenzio fu letto come la prova che il Presidente e i suoi uomini avevano la coscienza sporca. Ma Haldeman, “il tedesco”, teneva un diario teutonicamete accurato e naturalmente scrisse anche a proposito di quel giorno fatale. Nelle altre pagine, pubblicate dopo la sua morte nel 1993 per un cancro che rifiutò di curare per non tradire le propria fede nella Chiesa del Cristo Scientista che lo vietava, furono trovati indizi che lui, e il Presidente, avevano in effetti tramato per tenere l’ Fbi lontano dalle indagini, la gravissima violazione costituzionale che costrinse Nixon a diventare il primo presidente dimissionario, o dimissionato per forza, nella storia. Ora quella pagina del giorno fatale, del 20 giugno, sarà riletta con l’ aiuto di sistemi di rilevamento di nano tracce per vedere se la carta fu manomessa, se copie fossero state fatte, se ci siano segni di altre pagine scritte sopra o di manomissione che possano confermare che anche Haldeman intervenne per adulterare il diario come fu editato il nastro magnetico. Se anche la pagina confessasse un tentativo di modifica della “scena del delitto”, sarebbe un’ altra prova che il Presidente e i suoi uomini avevano qualcosa di enorme da nascondere. Come la responsabilità di Nixon nel Watergate, ovviamente. Ma forse come qualcosa di più grande e terribile. Il segreto della morte di John F. Kennedy, che ossessionava Nixon. Lui sosteneva in privato di conoscerlo, e di averlo sempre voluto difendere, perché le conseguenze della verità sarebbero state spaventose. «Qui rischia di venire fuori tutta la faccenda della Baia dei Porci…», disse Nixon in un’ altra registrazione, alludendoa Kennedye al suo duello mortale a distanza con Castro. Per questo lui avrebbe coperto con il silenzio il segreto che non potrà mai essere rivelato – chi davvero usò il burattino Lee Harvey Oswald a Dallas – e per il quale proprio lui, nemico giurato dei Kennedy, si sarebbe alla fine immolato. A chi gli chiedeva se lui sapesse chi aveva ucciso JFK, Nixon rispondeva: «È meglio che tu non lo sappia». Ci potrebbe essere più di una metaforica “pistola fumante” sotto quel silenzio. – VITTORIO ZUCCONI
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