Entering the Dragon’s Lair: Google vs. Beijing

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Google: “Basta censura” Ma Pechino non ci sta

Washington – E’ guerra dei nervi tra il più grande motore di ricerca su internet al mondo e la Cina. Dopo aver denunciato attacchi informatici provenienti dal territorio cinese Google minaccia di cessare le attività nella Repubblica popolare. “Queste accuse – ha detto il segretario di Stato Usa Hillary Clinton – sollevano domande e gravi preoccupazioni. Attendiamo una spiegazione dal governo cinese. La capacità di poter operare con fiducia nello spazio virtuale è fondamentale in una società e un’economia moderne”.

Google: basta filtri Il colosso delle ricerche web ha deciso che non filtrerà più le informazioni sul suo sito cinese, riconoscendo, al contempo, che ciò potrebbe significare di fatto la chiusura delle sue attività in Cina. Il gruppo americano sostiene di essere stato l’oggetto di ripetuti attacchi di pirateria, provenienti dalla Cina e aventi come oggetto militanti cinesi per i diritti umani oltre ad alcune grandi società. Secondo l’edizione online del New York Times le caselle postali di attivisti all’opposizione sarebbero state violate da pirati informatici cinesi. “Uno degli obiettivi primari degli hackers era di accedere agli account Gmail degli attivisti di difesa dei diritti umani cinesi”, scrive il gruppo di Mountain View, senza attaccare direttamente il governo di Pechino, ma precisando che “non abbiamo l’intenzione di continuare a censurare i nostri risultati” sul motore di ricerca cinese. La compagnia americana riconosce che la decisione presa potrebbe forzarla a chiudere il sito cinese e i suoi uffici nel paese.

I possibili scenari Come andrà a finire il braccio di ferro tra la Cina e Google? Il colosso di Mountain View potrebbe decidere di non mollare la presa abbandonando il mercato cinese per l’inevitabile ritorsione del regime. Ma potrebbe anche fare marcia indietro, accettando qualche misura punitiva blanda, anche se a livello d’immagine il dietrofront non sarebbe il massimo. Un’altra ipotesi è che Google riesca ad ottenere un cambio di rotta da Pechino, una parziale liberalizzazione della rete: ma è difficilmente realizzabile. L’ultima opzione, forse la più probabile, è che Google abbandoni il mercato cinese. Il vuoto che si verrebbe a creare sarebbe riempito da altri gruppi che operano nel settore.

Ricompaiono le immagini proibite Nella versione senza censure di Google sono ricomparse, all’improvviso, le immagini del ragazzo che nel 1989 fermò i carri armati in piazza Tien an men e quelle del leader spirituale tibetano, il Dalai Lama.

Il motore di ricerca Baidu Lo scontro tra Google e Pechino avvantaggia la rivale cinese Baidu Inc, che nel preborsa Usa balza del 15,3%. Il motore di ricerca cinese ha una quota di oltre 60% nel mercato locale, contro poco più del 30% di Google. La Cina oggi pesa ancora poco sul giro d’affari del gruppo di Page e Brin ma, visti i numeri (i cinesi sono 1,3 miliardi) ha enormi potenzialità di crescita: nel 2009 il mercato è aumentato del 40%.

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