Osama, un messaggio un po’ tardivo che gioca con la paura degli americani
Le sue frasi non permettono di affermare che abbia avuto un ruolo nell’attentato di Natale
MIAMI – Una rivendicazione tardiva – tutta da verificare – per riaccendere l’attenzione sulla “casa madre” di Al Qaeda. In questi mesi sono stati, infatti, i militanti yemeniti i protagonisti, Barack Obama ha citato loro come nemici lasciando da parte i capi tradizionali, più simboli che leader operativi. Bin Laden rivolgendosi in modo diretto al presidente Usa è come se volesse ribadire quali sono i veri contendenti: siamo io e te i duellanti, gli altri sono comprimari. I TEMI – Nel messaggio, però, non c’è nulla sugli aspetti operativi del fallito attentato. Bastava una mezza frase e, invece, in apparenza si è limitato a mettere il turbante su piano attuato da altri. Le sue parole non permettono di affermare che abbia avuto un qualche ruolo, si può solo dire che l’ha benedetta con un mese di ritardo. Tempi un po’ troppo lunghi rispetto ai passati messaggi: forse i qaedisti hanno dovuto attendere per ragioni di sicurezza. Ma è solo un’ipotesi. Nel suo intervento, poi, Bin Laden torna sul tema più caro, quello della Palestina. Un evidente tentativo di usare la carta palestinese come arma di propaganda, ben sapendo quanto nelle opinioni pubbliche musulmane sia forte la sensibilità per quanto avviene a Gaza. Infine non va tralasciato un aspetto propagandistico diretto proprio all’opinione pubblica americana. Recenti sondaggi hanno rivelato che la questione terrorismo negli Stati Uniti è sempre molto sentita dai cittadini. Lanciando il sia pur breve messaggio, Bin Laden torna a giocare con la paura, consapevole che pur essendo un fantasma riesce a tenere sotto pressione gli avversari. La raffica di falsi allarmi sui jet di queste settimane – e Osama non a caso ha citato gli aerei – sono la testimonianza di come un fallito attentato abbia ottenuto un grande risultato. In termini economici e di sicurezza. Per questo il Califfo non poteva non rivendicarlo.
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