Oil on Obama

<--

La macchia di petrolio che si sta infine spiaggiando sulle coste della Lousiana minaccia sempre piu’ da vicino anche la casa bianca. Si sta cioe’ alzando il tono del coro che critica Obama per la gestione della crisi, da Robert Redford, al notista della MSNBC Chris Mathews allo stratega clintoniano James Carville – ovvero fuoco amico, di democratici , liberal, fondamentalmente di obamisti preoccupati che la marea nera possa gravemente invischiare l’amministrazione del presidente. I conservatori avevano peraltro cercato da subito di strumentalizzare il disastro come “Obama’s Katrina” e anche se l’incidente Deepwater e’ molto diverso dall’uragano di criminale e razzista negligenza di Bush a New Orleans; ma dopo un mese di eruzione petrolifera, la frustrazione e la disperazione nel Golfo ha tutto il potenziale di diventare per il presidente un serio problema politico. Il problema deriva dalla decisione di “appaltare” la gestione della crisi alla BP – e la legge prevede daltronde che siano i responsabili a porre rimedio al disastro, assumendosene le spese e non lo stato. Da qui la decisione di Obama annunciare una attenta supervisione (“gli terremo il piede sulla gola”) e affiancare personale federale ai tecnici dela BP direttamente incaricati delle operazioni di bonifica. Ma spedire direttori di EPA e NOAA e guardia costiera a lavorare ‘ospiti’ nel bunker BP/Shell non da il massimo dell’immagine, specie quando sono i petrolieri a mantenere il controllo ad esempio sull’accesso della stampa e alle immagini della fuga (rese pubbliche solo in seguito ad un ordine parlamentare). Quando un paio di giorni fa una troupe CBS e’ stata minacciata di arresto da un equipaggio congiunto BP/guardacoste per essersi avvicinata ad una spiaggia “off limits” anche la AP si e’ chiesta “perche’ e’ la BP a gestire la crisi?” e sempre piu’ gente si pone la stessa domanda. Serpeggia il malcontento nella truppa insomma o perlomeno la preoccupazione che le doti di Obama come leader “ispirazionale” possano non essere abbastanza per non farsi travolgere da una crisi che richiede invece piu’ intervento diretto e deciso del governo.

Intanto le solite, deprimenti previsioni del NOAA per domani:

Ora la “coda” giunge a lambire Cuba. Tenenedo sempre presente che il grosso del petrolio e’ sott’acqua e nessuno ne conosce entita’ o estensione.

About this publication