Iran: l’incoerenza della diplomazia americana
Nelle relazioni con l’Iran l’atteggiamento dell’amministrazione Obama è a dir poco ambiguo: da una parte il presidente statunitense coglie l’occasione dei capodanni persiani (nowruz) per parlare di dialogo; dall’altra i diplomatici americani e britannici si alzano e se ne vanno quando il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad prende la parola alla riunione di revisione del Trattato di non proliferazione (Tnp). Un gesto non da poco, per dei diplomatici.
Verrebbe da chiedersi se i diplomatici occidentali possono essere un pizzico più coerenti: con l’Iran volete il dialogo o il confronto?
Volete un altro esempio? Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha chiesto all’Iran di dimostrare che il reattore di Bushehr non sarà usato per scopi militari. Eppure i funzionari del Dipartimento di Stato americano sanno che il reattore di Bushehr, la cui costruzione è cominciata 40 anni fa, non può essere usato – in alcun modo – per fini militari. Scienziati e specialisti del settore hanno scritto parecchio sull’argomento, spiegando come l’isotopo prodotto non possa essere convertito in materiale a fini militari se non attraverso un processo estremamente complicato che comporta la chiusura dell’impianto, un fatto che porterebbe sicuramente a un’ispezione dell’Aiea, l’agenzia dell’Onu per l’energia atomica.
Perché allora Hillary Clinton continua ad accusare l’Iran? Come si può chiedere ai diplomatici di fare il loro lavoro quando c’è tanta ambiguità?
Altra questione: l’Iran ha veramente violato il Trattato di non proliferazione? L’Aiea non lo ha mai detto. La materia è complessa e quindi ho chiesto a Michele Gaietta, dottorando all’Università Cattolica di Milano che sta lavorando da anni su questo tema.
Secondo Gaietta “è eccessivo affermare che l’Iran abbia violato il Tnp”. L’ultimo report dell’Aiea del 10 febbraio 2010 afferma che “While the Agency continues to verify the non-diversion of declared nuclear material in Iran, Iran has not provided the necessary cooperation to permit the Agency to confirm that all nuclear material in Iran is in peaceful activities”.
La prima parte della frase – spiega Gaietta – “si riferisce alla mancata diversione di materiale fissile per scopi militari da parte dell’Iran, che quindi porta ad affermare che gli obblighi “di base” del Tnp non siano stati violati proprio perché il trattato si focalizza principalmente sul materiale fissile.
Nonostante questo, come emerge anche dal documento, l’Iran non ha fornito all’Aiea la necessaria cooperazione (informazioni e implementazione strumenti di controllo aggiuntivi) utile ad accertare, senza dubbio alcuno, la natura pacifica del proprio programma nucleare. Inoltre la Repubblica Islamica non ha rispettato alcuni obblighi pattuiti nei Safeguards Agreements presi con l’Aiea, e in altri strumenti di controllo ad essi associati (Subsidiary Arrangements)”.
Riassumendo: la violazione del Tnp, intesa come provata diversione militare del programma nucleare civile, non sussiste. “La violazione riguarda gli strumenti di controllo ma non credo” – conclude Gaietta – “sia sufficiente ad affermare che l’Iran abbia violato il Trattato, proprio in base all’accezione sul materiale fissile con cui è stato costruito”.
Sembra quindi ci siano ottimi motivi per continuare a lavorare con la diplomazia. Senza troppe ambiguità.
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