Spinello libero, ma tassato.
Questa è la ricetta suggerita da un gruppo di attivisti negli Stati Uniti. E per la prima volta in decenni, la proposta viene presa in considerazione molto seriamente. Il Paese starà anche uscendo dalla crisi, ma al livello locale gli Stati devono ancora fare i conti con deficit giganteschi, con il crollo delle entrate fiscali e il concludersi del programma di aiuti federali. In altre parole, le casse sono vuote e le strade sono due: o tagliare le spese o aumentare le imposte. E nessuno se la sente di imporre tasse, se non sui consumi considerati “viziosi”, cioè l’alcol, il fumo e il gioco.
Nell’Ohio ad esempio, il governatore Ted Strickland ha fatto una clamorosa marcia indietro, e ha preso posizione a favore dell’apertura di una serie di casinò, quando si è reso conto che le tasse che ne avrebbe ricavato gli avrebbero permesso di evitare certi tagli davvero dolorosi: «I miei consiglieri economici mi hanno messo davanti la lista delle economie. Siamo andati punto per punto, ma quando siamo arrivati al programma che garantisce ossigeno ai malati cronici, ho capito che dovevamo fermarci: non potevamo togliere il respiro a queste persone che soffrono».
I fautori della marijuana “libera ma tassata” cavalcano questo straordinario momento socio-economico, nella convinzione che se non passa ora, la loro proposta non passerà più. In 13 Stati lo spinello è stato già decriminalizzato, ma solo per uso medico, e quindi non sempre è tassato, e se lo è la tassa imposta è minima . Tuttavia il fatto che sia stato reso parzialmente libero e che la gente si sia andata abituando all’idea che non sia quella pericolosa droga che le avevano fatto credere, ha reso l’atmosfera favorevole al passo successivo. Per l’appunto, i fautori della liberalizzazione appartengono a tutti gli schieramenti politici, difatti questo è stato definito l’unico vero movimento bipartisan degli ultimi anni. Ci si trovano radicali di sinistra e libertari di destra,poliziotti e mamme, giudici e politici.
L’ex giudice della Corte Suprema della California, James Gray, un conservatore, ha fatto notare che liberalizzare la marijuana avrebbe non solo l’effetto di assicurare una solida entrata fiscale – si calcola che al livello nazionale le entrate andrebbero da un minimo di 40 miliardi di dollari a un massimo di 100 – ma assicurerebbe anche enormi economie sul fronte dell’ordine: un terzo dei detenuti delle prigioni americane sono persone che non hanno compiuto atti violenti, ma hanno infranto la legge antidroga, e nella maggioranza dei casi si è trattato non di droghe pesanti, ma di marijuana. Per di più, sottolinea sempre il giudice Gray, il 42 per cento degli americani ammette di aver fumato spinelli: il che vuol dire che il proibizionismo non funziona.
L’ex governatore repubblicano del Nuovo Messico, Gary Johnson, sostiene dal canto suo che affrancare la polizia dal compito di controllare il consumo di marijuana, metterebbe le forze dell’ordine nelle condizioni di prestare più attenzione alle droghe pesanti e al loro traffico. E a suo giudizio, liberalizzare è meglio che limitarsi a decriminalizzare, perché una volta che lo spinello fosse libero, sarebbe in realtà molto più facile controllarne il consumo, e impedire che a usarlo fossero i minorenni. A modello Johnson prende infatti il proibizionismo dell’alcol, che negli anni Venti causò negli Usa un aumento del consumo illegale di alcolici, l’esplosione del crimine organizzato e la perdita di entrate nelle casse degli Stati. Dopo la fine del proibizionismo (1933) il consumo di alcol diminuì mentre le entrate fiscali aumentarono velocemente: essendo amministrato dagli Stati, la sua vendita era regolarizzata e tassata, e la sua produzione generò migliaia di posti di lavoro, con un effetto stimolante per l’economia e con altre entrate fiscali per lo Stato. E’ da poco arrivato in libreria Last Call, di Daniel Okrent, che racconta quegli anni con straordinaria vivacità e lucidità.
Il consumo dell’alcol (ma anche delle sigarette) è oggi severamente vietato ai minori di 21 anni, e se è vero che qualche teen-ager riesce ad aggirare la proibizione, è anche vero che nel Paese tutti i luoghi pubblici rispettano la legge, ben coscienti che in caso di violazione le multe sarebbero pesantissime.
Sapremo a novembre se questi appelli dei fautori della marijuana “libera ma tassata” hanno avuto successo. Tre referendum sono stati già preparati in California, in Colorado e nel Rhode Island. Ma almeno in California in risultato è dato per scontato. Il governatore Arnold Schwarzenegger deve affrontare qui un deficit di 22 miliardi di dollari, e il 56 per cento dell’opinione pubblica ha già detto di essere favorevole a liberalizzare lo spinello, e a imporvi una tassa come si fa con il whisky o le sigarette.
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