Murdoch’s First 80 Years:”Now I Choose U.S. Presidents”

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NEW YORK – “Information does not want to be free”. E’ il Verbo di Rupert Murdoch, che oggi compie 80 anni. Quella frase pronunciata pochi giorni fa per lanciare la sua nuova creatura, The Daily, cattura l’ambivalenza del più potente magnate mondiale dei mass media. L’informazione non vuole essere “free”, nel senso di gratuita? O “libera”? A un età in cui la maggioranza si gode la pensione, Murdoch non è solo all’apice della sua espansione (con il controllo totale di Sky), e appassionato di nuovi progetti come il “giornale fatto solo per l’iPad”. E’ anche capace più che mai di eccitare passioni bipolari: odio estremo, ammirazione sconfinata.

L’America si scopre ossessionata da quest’uomo, gli rimprovera un potere politico perverso; e gli riconosce una fede tenace nel futuro dell’informazione. Ricorre un altro anniversario: 35 anni fa Murdoch sbarcò qui a New York, provinciale australiano. Nel 1976 New York sprofondava sottoterra. Omicidi a Central Park, crimini dilaganti, disoccupazione da Grande Depressione. Murdoch intuì come pochi altri una metropoli pronta a rinascere. Un terzo di secolo dopo, Business Week calcola che “in ogni istante della giornata, almeno una famiglia americana su 4 sta guardando le sue tv o i suoi film, leggendo i suoi giornali o libri della sua casa editrice”. Su The New York Magazine Jonathan Mahler si arrende: “Questa è diventata la sua città, noi siamo solo residenti”.

A 80 anni tutti i sogni sono diventati realtà per il provinciale partito da Adelaide. Iniziò espugnando l’ex potenza coloniale inglese. Schiantò i sindacati dei tipografi di Fleet Street, diventando uno degli “arieti” della deregulation. Conquistò la stampa popolare (The Sun) e la testata-simbolo dell’establishment londinese, The Times. Divenne il deus ex machina dei due leader più influenti della storia inglese recente, Thatcher e poi Blair. Malgrado gli scandali (le intercettazioni illegali compiute dal suo News of the World hanno mandato in carcere un reporter e costretto alle dimissioni un direttore) è in Gran Bretagna che arriva a compimento oggi un progetto grandioso. Con il nulla osta del governo Cameron per comprarsi il controllo assoluto di Sky, Murdoch realizza il sogno di offrire in una sola “scatola” l’offerta più integrata del mondo mediatico: dai giornali ai film ai libri alla cable-tv, tutti i contenuti immaginabili sono a disposizione via satellite o Internet cliccando un solo pulsante e pagando un solo padrone: lui.

L’America resta il suo palcoscenico più grande. La Fox è la prima cable-tv ad avere spezzato il dominio delle tre grandi reti generaliste (Abc, Cbs, Nbc) nel prime time dei tg serali. Ha stracciato Cnn. Ha circuito un’antica famiglia dell’establishment newyorchese che lo disprezzava cordialmente, i Bancroft, seminando la zizzania nei loro ranghi fino a farsi vendere il Dow Jones con dentro la “gemma” del reame, The Wall Street Journal. Tra questo grande giornale e la Fox, la sua influenza sul partito repubblicano è soverchiante. Il fenomeno del Tea Party, il movimento populista anti-tasse e anti-Stato che ha portato la destra alla vittoria nelle legislative di novembre, gli deve quasi tutto: dallo spazio tv, ai capi-popolo Glenn Beck e Sarah Palin, tutti a libro-paga di Murdoch. Finora ciascuno dei candidati repubblicani alla nomination presidenziale del 2012 è “targato Fox” nel senso letterale: prendevano lo stipendio da Murdoch sia Newt Gingrich che Mike Huckabee e Rick Santorum.

Per chi ha a cuore la libertà di stampa, è uno spettacolo deprimente. Eppure Murdoch è anche un’altra cosa. Da mesi è tornato a fare il “redattore capo”, tutti i giorni al lavoro nei locali della sua nuova creatura: The Daily, il primo giornale soltanto per l’iPad. Solo in formato digitale, quindi, ma un vero giornale. Con 100 reporter assunti apposta, contenuti originali, l’ambizione di parlare, “a una generazione istruita e sofisticata che non legge più la carta né guarda la vecchia tv”. Un giornale bipartisan, anzi a-partisan, molto diverso dalla Fox e dal Wall Street Journal (non uno dei reporter è stato preso dalle altre testate del gruppo). Un prodotto a pagamento, con cui Murdoch alleato a Steve Jobs porta l’affondo nell’offensiva contro la gratuità di Internet, l’altra sua battaglia del momento. A 80 anni è così indaffarato – a scegliere il prossimo presidente Usa, a decidere il futuro dell’informazione – che gli sfugge solo un piccolo problema: la successione. Con i tre figli del secondo matrimonio – James, Lachlan, Elisabeth – si alternano liti e riappacificazioni. La terza moglie, l’ambiziosa cinese Wendi Deng, gli legge le e-mail “perché lui non sa usare il computer”. E forse anche per altre ragioni. La questione del dopo-Murdoch non è risolta. E’ rinviata al 90esimo compleanno?

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