Ho scritto poco fa per il sito de il Giornale un commento sulla morte di Bin Laden, in cui esamino le conseguenze ed esprimo alcuni dubbi. Lo ripropongo integralmente anche qui, aggiungendo una considerazione. La foto del copro tumefatto di Bin Laden è falsa e la stessa tv pakistana che l’aveva diffusa poco fa l’ha ritirata. E’ la prima volta che un’operazione di spin viene smascherata in tempo reale.
Ecco il mio commento a caldo:
Giustizia è fatta. Ed è significativo che ad annunciare l’uccisione di Osama Bin Laden sia stato Barack Obama. Ascoltate le sue parole: “La sua fine dovrebbe essere salutata da chiunque abbia a cuore la dignità umana e la pace nel mondo”. E ancora: “E’ la testimonianza che verrà tramandata ai posteri della grandezza della nazione e della determinazione del popolo americano”. Non sono certo le parole di un Nobel della Pace e nemmeno di un politico di sinistra, che peraltro anni fa aveva velatamente espresso qualche perplessità sulla paternità degli attentati dell’11 settembre. Sono parole che evocano il celebre “Lo prenderemo vivo o morto” pronunciato George Bush. Lo hanno ucciso, ma in questi frangenti nessuno se ne rammaricherà.
Il Paese si unì all’indomani dell’11 settembre, festeggia oggi, all’unisono. Forse fin troppo. Era davvero necessario farlo come se avessero vinto il mondiale? Quei cori, quei caroselli nelle piazze, quelle bandiere sventolate, lasciano una strana sensazione. Da europeo non posso che essere perplesso. Solo cattivo gusto? Umane esagerazioni? Forse in questi frangenti l’America mostra anche la sua altra anima; quella di un Paese che, pur proponendosi come baluardo della democrazia e dei diritti civili, mantiene uno spirito da cow-boy, da estremo west. Occhio per occhio, dente per dente. Il buono che elimina il cattivo e ne celebra la morte. Uno spirito che proprio l’11 settembre ha riacceso nel popolo. Ma anche questa è America, anche questo è Obama. Che strano destino il suo: doveva passare alla storia come il presidente “buono” e invece si è assicurato un posto nei libri di storia come colui che ha chiuso i conti con il Grande Terrorista. Giustizia, certo; ma soprattutto vendetta.
Con alcuni dubbi irrisolti. Il primo: morto Bin Laden, viene a cadere la minaccia del terrorismo islamico? La risposta, per ora, è no. I servizi di intelligence in queste ore sono in allarme, temono che i seguaci di Osama possano colpire per onorare la morte del loco capo o forse per mettere a segno ritorsioni preparate da tempo. Le prossime ore saranno decisive per capire se questo terrorismo islamico è in grado di mettere a segno delle ritorsioni. Ma si tratterebbe del colpo di coda di un’organizzazione che era comunque allo sfascio. La morte di Bin Laden porta anche il colpo di grazia invisibile eppur potente Spectre capace di progettare e condurre una guerra contro gli Stati Uniti.
Sì, si chiude un’epoca, ma esiste anche l’altro terrorismo islamico, quello che pur ispirandosi ad Al Qaida, ne è scollegato operativamente ed è alimentato da cellule sparse, da gruppuscoli spontanei che agiscono in autonomia, meno pericolosi ma difficili da intercettare. E’ contro quel terrorismo che l’Occidente intende combattere ancora a lungo.
La seconda domanda riguarda la tempistica. Perché ci sono voluti dieci anni per catturare l’uomo più braccato del mondo? Già dieci anni fa Bin Laden era un uomo molto malato, che necessitava di dialisi, dunque di assistenza medica sofisticata. E’ impossibile che sia rimasto nascosto per un decennio nelle grotte del Pakistan, e infatti l’hanno trovato in una villa. Chi l’ha protetto in tutto questo tempo? E perché? I servizi segreti pakistani hanno fatto il doppio gioco? Com’è possibile che la Cia sia stata così lenta? Oggi il mondo celebra un trionfo politico, non certo la maestria dell’intelligence americana. E anche le modalità del blitz lasciano molto perplessi: perchè seppellire subito in mare Bin Laden? Perchè non dichiarare subito che la foto del viso tumefatto di Bin Laden era falsa?
Certo – ed è il terzo dubbio – sarebbe stato molto meglio che Bin Laden venisse catturato vivo, per sapere finalmente tutta la verità sull’11 settembre. Ancora oggi permangono dei buchi neri nella ricostruzione dell’attentato più spettacolare della storia. Incongruenze, buchi neri sulla progettazione, sull’esecuzione, sul reclutamento degli attentatori; per anni è mancata una chiara rivendicazione. E non si è mai saputo perchè Bin Laden non è più apparso in video, considerato che i filmati usciti negli ultimi anni sono risultati manipolati. Lo stesso Osama avrebbe potuto spiegare questi misteri; morto lui rischiano di rimanere irrisolti per sempre. Anzi, viste le strane modalità della sua fine, rischia di aprirsi una nuova epoca di dubbi e sospetti.
Domani. Oggi gli Usa pensano solo a festeggiare.
L’America ha vinto, l’America esulta, esce da un incubo, ritrova fiducia in se stessa, nei suoi valori, nella convinzione che con l’abnegazione e la tenacia tutto è possibile. E’ caduta, si è rialzata. Forse si è concluso il decennio della grande paura, forse è iniziato quello della grande euforia. E’ la stessa America che regolando i conti con Bin Laden lancia un chiaro messaggio al mondo: guai a chi ci sfida. E chi ci immagina in declino, fiaccati dal declino economico e finanziario, si sbaglia: in cima al mondo ci sono sempre gli Usa. Anche se a guidare il Paese c’è il “pacifista” Obama anziché il “guerrafondaio” Bush.
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.