Via dall’Afghanistan. Obama accelera sul ritiro
L’annuncio da parte del presidente degli Stati Uniti previsto per la prossima settimana. “Al Qaeda lì è sconfitta”. Karzai: Gli Usa trattano con i Taliban”
NEW YORK – Via dall’Afghanistan. Barack Obama ha deciso di accelerare il ritiro e trasformare il movimento di truppe già previsto per luglio – e finora considerato pressoché simbolico – in un vero e proprio inizio della fine delle ostilità. Gli americani vanno via dall’Afghanistan perché Al Qaeda è stata sconfitta. Nessuno ovviamente si spinge a pronunciare quella fatidica frase – “missione compiuta” – con cui George W. Bush illuse il mondo che l’incubo della guerra in Iraq si fosse chiuso per davvero. Ma alti funzionari della Casa Bianca sono convinti che gli ultimi colpi inferti alla rete che fu di Bin Laden hanno lasciato i terroristi “paralizzati”.
Nell’ultimo anno e mezzo gli americani hanno fatto fuori 20 dei poco più di 30 leader fedeli a Osama. E visto che la guerra in Afghanistan era stata lanciata proprio per distruggere i santuari di Al Qaeda, il presidente può annunciare finalmente l’inizio della fine. La confidenza degli alti funzionari dell’amministrazione è stata raccolta dal New York Times proprio nel giorno in cui da Kabul Hamid Karzai ha rivelato quello che un’inchiesta dello stesso giornale aveva già anticipato alla fine di maggio: i colloqui avviati da mesi tra i funzionari Usa e gli uomini di quel mullah Muhammad Omar imprendibile da dieci anni e sempre più in rotta con Al Qaeda. Era stato proprio Barack Obama – concedendo un anno e mezzo fa l’aumento delle truppe – ad annunciare un piano per il disimpegno a partire da luglio. Ma le cose
in tutti questi mesi sono però migliorate di poco: mentre è aumentata la diffidenza dell’elettorato Usa per la guerra.
Il generalissimo Clay Padgett da Kandahr sbandiera un nuovo fantasma del Vietnam: quello del Tet. Un’offensiva che, come quella dei vietcong, non punti a sconfiggere gli Usa ma a piegarli – come sta succedendo – psicologicamente. E il nuovo devastante attentato di ieri – oltre 12 morti a una stazione di polizia – ha dimostrato la pericolosità. Ma un conto sono i Taliban e un conto Al Qaeda. E poi gli americani sono convinti che si tratti davvero di colpi di coda.
Ma quante saranno le truppe che lasceranno a fine luglio? Finora il capo del Pentagono Bob Gates – messo lì da Bush e in uscita – ha frenato: troppo rischioso mollare proprio ora. Ma lo sbandamento delle truppe di Osama sarebbe stato certificato nientemeno che da Bin Laden in persona. Nelle carte sequestrate ad Abbottabad sarebbe nascosta la “frustrazione” dello stesso leader: non posso più lanciare attacchi terroristici se persino i miei capi temono per la loro vita.
In questo quadro anche Karzai gioca la sua partita. Fa la voce grossa accusando la Nato di comportarsi da forza occupante. E dopo avere denunciato nei mesi scorsi i raid che hanno colpito i civili, adesso accusa “le forze straniere” perfino di “distruggere l’ambiente” con i “fumi degli aerei” e le “munizioni nucleari”. Tutto mentre segretamente è proprio lui il primo a trattare con i Taliban: ma solo per ingraziarseli nel caso gli americani lascino prima per davvero.
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