Sia pure a malincuore, molti hanno provato qualche indulgenza per Dominique Strauss-Khan quando prese avvio il feuilleton di cui diventò protagonista a New York. Le accuse che gli venivano mosse erano gravi e il suo volto roccioso sembrava conservare, nonostante la botta ricevuta, l’arroganza dell’uomo di potere, collocato ai vertici dell’economia mondiale.
Giocava anche a suo sfavore la fretta, quasi una fuga, con cui aveva lasciato l’albergo per recarsi all’aeroporto. Ma non piaceva la gogna mediatica cui fu sottoposto; lo stesso rigore della giustizia, nella sua esibita imparzialità, sembrava risolversi in accanimento, ubbidire a un sussulto della vecchia America puritana. Nathaniel Hawthorne, l’autore della Lettera scarlatta, avrebbe trovato forse, anche lui a malincuore, qualcosa da ridire.
Adesso assistiamo a un colpo di scena, Strauss-Khan non è stato scagionato del tutto, non può ancora lasciare gli Stati Uniti ma gli sono stati revocati gli arresti domiciliari e gli è stata restituita la cauzione di sei milioni di dollari. Un segnale, quest’ultimo, piuttosto significativo, in un Paese e in una società che sanno dare il giusto peso al denaro. Gli è che Ophelia, la cameriera che sarebbe stata stuprata dal libidinoso economista francese, ha mostrato durante l’inchiesta di essere per molti versi menzognera, di avere losche frequentazioni e di avere complottato con un amico carcerato per trarre profitto dalla sua «disavventura».
La sua figura ne esce, come che sia, compromessa. Era diventata la corifea di una battaglia civile, fornita dei giusti ingredienti: pensate, una povera immigrata dalla Guinea, che si guadagna la vita facendo la cameriera e diventa vittima di un uomo straricco e strapotente nel corso del suo ingrato lavoro. C’era di che mobilitare, come è accaduto, le lavoratrici della categoria, di attizzare le pulsioni egualitarie e femministe così vive negli States.
Se la situazione venisse ribaltata, se lo stupro si rivelasse un rapporto consenziente che Ophelia intendeva mettere a frutto, assisteremmo in modo plateale al meccanismo che porta alla creazione di un «mostro». In questo caso, a parte la frode di Ophelia, sarebbe avvenuto con le migliori intenzioni e, va detto, con la collaborazione dell’incauta vittima, quella vera. Il che non attenua un senso di scettico, generalizzato disincanto. La storia beninteso non è inedita, ma diventa tale nelle sue conseguenze, nel terremoto suscitato nel mondo politico e finanziario dall’intemperante signor Dsk.
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