WASHINGTON – Il focolare freddo della “videochat”, della comunicazione in voce e in video attraverso computer e telefonini, illumina della propria luce azzurrognola i nuovi Natali a distanza. Skype, Google Chat, FaceTime di Apple e tutte le tecnologie per la videocomunicazione in diretta cominciano a surrogare la transumanza fisica imposta dalla festa “con i tuoi”. Il precetto rimane, ma lo si osserva accendendo un programma, non un ciocco di legna, muovendo un dito, non le gambe e restando lontani.
L’università Stanford, in una ricerca accademica fatta in collaborazione con la Sorbona parigina, aveva notato per prima il fenomeno dilagante del surrogato tecnologico alla riunione familiare, specialmente utile quando le difficoltà economiche sconsigliano spese di viaggio, le distanze sono proibitive, o le condizioni fisiche, le malattie, l’età rendono impossibile convergere attorno alla stessa tovaglia rossa o sotto lo stesso albero.
Aprire Skype, il programma più usato, genera una comunione familiare del tutto virtuale e infinitamente meno rischiosa della felicità forzosa o della riunione con il detestabile cognato o la cugina insopportabile. Crea la sensazione dell’unità nucleare senza le seccature e gli stress. È il casto equivalente del sesso telefonico, mesta garanzia contro malattie, responsabilità sentimentali e gravidanze indesiderate.
Fra i 300 milioni di chiamate quotidiane fatte ogni giorno nel mondo soltanto attraverso Skype, dunque certamente molte di più contando gli altri media, 30 milioni saranno quelle fatte per Natale negli Stati Uniti. Un abitante su 10 si farà gli auguri “faccia a faccia”, calcola il New York Times, senza incontrarsi.
Aprirà pacchi recapitati dalle poste e dai corrieri privati sotto l’occhietto della telecamerina web inserita nello schermo, fingendo gaudio e gratitudine per il giocattolo, estasi squassanti per il maglione o il ninnolo ricevuto, ma senza la penosa necessità di usarlo o indossarlo davvero.
I leggendari “vecchietti e vecchiette” scaricati nelle case di riposo, ai quali viene sempre attribuita offensivamente una incapacità totale a usare anche semplici bancomat, saranno tra i massimi utilizzatori del NeoNatale, con quella cosa che un tempo era riservata alle pompose “teleconferenze”. Hanno imparato o hanno accanto qualcuno che gli caricherà il programma e gli insegnerà i pochi comandi necessari.
Ai bambini, dicono i sociologi di Stanford, la novità piace moltissimo, non solo, e non tanto – purtroppo per i nonni – per il piacere di vedere l’avo lontano e canuto ma perché possono vedere anche la propria faccina sulla schermo. Adorano vedersi, essendo la vanità e il culto dell'”io” il più sicuro tratto della personalità umana.
Nelle comunità ebraiche, quelle che il quotidiano della più grande città israelita del Mondo, New York, osserva con doverosa attenzione, dove si celebra la festa delle luci, Hanukkah, è stato coniato anche un neologismo bruttino ma efficace: “Skypanukkah”. Il focolare freddo scavalca le limitazioni del vecchio telefono passato di mano in mano per frettolosi auguri e permette una partecipazione di gruppo, tra famiglie e famiglie. Si può inquadrare e mostrare ai parenti affacciati su un altro Oceano o in un altro continente, l’intera stanza e il proprio gruppo al completo.
Concentrare grappoli di faccette davanti allo schermo, per il necessario appello del presenti e mostrare che ci sono tutti. Può scaldare, senza bruciare. E può dare, come nota con una certa malinconia una madre divorziata dal marito, al coniuge che non tornerà alla tavola reale, l’impressione di fare comunque il suo dovere di padre, lanciando telebacini e inutili consigli dietro lo schermo del telefonino o del pc.
Se ne preoccupano le vestali della privacy, temendo che quelle immagini di sé lanciate nel vuoto della Rete possano un giorno comparire in siti e luoghi non richiesti. Dunque è opportuno contenere le effusioni, e osservare il proprio abbigliamento, ricordando che nulla, là fuori nel grande oceano, è mai privato o riservato. Le compagnie aeree da settimane lanciano spot pubblicitari per esaltare la gioia autentica e la tenerezza degli incontri veri, di persona, attorno a camini caldi e tavole di cibi che possono essere consumati insieme e non soltanto visti.
Il timore che la pigrizia, i costi, lo stress, il ricordo di fallimentari e tragiche “family reunion” nel passato dissuadano quei 20 milioni di americani che si spostano per Natale in aereo, automobile o (raramente) treni dall’intraprendere il pellegrinaggio fra aeroporti, spogliarelli di sicurezza, bagaglio smarrito e coincidenze perdute, è forte.
Anche il rito della cena o del pranzo può essere surrogato e virtualizzato. Racconta il New York Times che si sta facendo diffusa la moda di inviare agli antenati rinchiusi nei recinti delle case di risposo manicaretti estratti dal menù familiare, per supplire alle sempre desolanti cucine d’istituto, e per far sentire al commensale a distanza il gusto di ciò che i più fortunati parenti mangiano.
E se disgraziatamente quel paté, quel dolcetto, quella minestra fanno schifo al destinatario, non sarà neppure costretto a ingurgitarli facendo i complimenti al cuciniere, come accadrebbe attorno a un focolare caldo. Può fingere apprezzamento e riservarsi la promessa di consumarli più tardi. O di gettarli nel gabinetto lontano da sguardi offesi.
Dunque molti sono i vantaggi del Tele Natale e del focolare freddo, concludono i ricercatori e i collezionisti di aneddotica giornalistica. Per questo la loro popolarità cresce. Resta, naturalmente, irrisolto il problema di come il benevolo trippone in pigiama rosso possa calarsi attraverso lo schermo di un telefonino per depositare i suoi doni. Ma è un problema tecnico che tutti i bambini, almeno quelli che hanno la fortuna di ricevere ancora doni, risolveranno facilmente da soli, appena diverranno più grandi.
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