How the Myth of the FBI Collapsed

Edited by Drue Fergison

<--

Centinaia di perizie scientifiche sbagliate. Che in molti casi hanno portato gli imputati alla condanna. E qualche volta al patibolo. Lo rivela un’inchiesta del Washington Post, destinata a fare molto rumore

Il lavoro poco accurato dell’Fbi potrebbe avere provocato la carcerazione, e in qualche caso la condanna a morte, di persone innocenti. Secondo un’inchiesta del ‘Washington Post’, il laboratorio criminale degli 007 americani ha fornito prove inaffidabili per moltissimi processi, tra cui alcuni celebri. Un’indagine governativa, curata dal Dipartimento di Giustizia, ha avvertito i pubblici ministeri dell’inadeguatezza delle analisi forensi dell’Fbi, ma senza informare gli avvocati difensori degli imputati.

Perché il Dipartimento di Giustizia si è messo a spulciare le perizie dell’Fbi? A seguito del primo attacco terroristico alle Torri Gemelle, nel 1993 (6 morti e 1042 feriti), l’intelligence americana è stata impegnata nel processo a Omar Abdel Rahman, conosciuto come ‘lo sceicco cieco’, sospettato di essere la mente dell’attentato. Due anni dopo, Frederic Whitehurst, un chimico e avvocato che lavorava nel laboratorio dell’Fbi, confessa alla corte distrettuale di New York di essere stato spinto dai suoi superiori a ignorare delle prove che avrebbero smontato le teorie dell’accusa. Risulterà poi che il chimico, negli anni, aveva già avvisato della trascuratezza delle prove scientifiche fornite dal suo laboratorio, ma non era mai stato ascoltato.

L’Fbi si trovava sotto la pressione del governo e dell’opinione pubblica, oltre che per l’esplosione alle Torri Gemelle, anche per il caso di OJ Simpson e per l’attentato al palazzo governativo di Oklahoma City, che causò la morte di 168 persone. I piani alti volevano i colpevoli, subito. E, a quanto pare, senza preoccuparsi troppo delle prove: questa è la versione di Whitehurst.

Perciò, il governo ha deciso di saperne di più, arrivando a studiare più di 6000 casi, dagli anni ’70 al 1995. Ha scoperto che non solo nei tre processi più famosi, appunto Torri Gemelle, OJ Simpson e Oklahoma, ma almeno per altri 250 il comportamento di tredici agenti dell’Fbi non è stato corretto. Le prove fornite erano così poco convincenti che a volte gli stessi pubblici ministeri le rifiutavano, oppure facevano partire un’inchiesta indipendente sul lavoro degli 007. In altri casi, i file che le contenevano sparivano misteriosamente dagli archivi dell’Fbi subito dopo le sentenze.

Ma uno degli elementi più sconcertanti dell’inchiesta del ‘Washington Post’ è che il Dipartimento di Giustizia non ha mai notificato agli avvocati degli imputati i risultati della sua indagine, lasciando ai pubblici ministeri (cioè all’accusa) la scelta. L’accusa ovviamente ha taciuto. In punta di diritto, i pm e il governo, evitando di informare la difesa, non hanno infranto la legge. Il Dipartimento si è però sottratto, secondo i difensori, a un obbligo etico e morale.

Questo fa sì che nelle carceri americane si trovino oggi centinaia di persone giudicate sulla base di perizie inesatte, inaccurate e imprecise. Fino a metà degli anni ’90 infatti, l’Fbi non aveva dei protocolli specifici da seguire per le proprie analisi forensi; per ammissione degli stessi 007, anche le prove del Dna erano inaffidabili almeno nell’11 per cento dei casi.

In Texas, Benjamin Herbert Boyle fu giustiziato nel 1997, più di un anno dopo che il Dipartimento di Giustizia analizzasse il suo caso. Non sarebbe stato condannabile a morte senza le perizie difettose fornite dall’Fbi, dice un procuratore nel suo memorandum. In Maryland, John Norman Huffington fu condannato all’ergastolo nel 1981: i suoi avvocati non furono mai avvertiti delle possibili inesattezze delle analisi forensi. Ora, avendolo letto sul giornale, cercano di riaprire il processo. Purtroppo, sono moltissimi i casi simili, anche se è impossibile stimarne il numero esatto.

Anche l’Fbi, contemporaneamente al governo, indagò sul suo laboratorio criminale. Il delicato lavoro fu affidato all’ispettore generale indipendente Michael Bromwich. Il suo rapporto, anche se non imputa agli 007 di aver distorto o fabbricato le prove, accusa gli alti funzionari dell’Fbi di aver ignorato per anni i dubbi sull’affidabilità scientifica dei risultati e sulla competenza degli agenti coinvolti. Ad esempio, il capo dell’unità esplosivi del laboratorio ha “ripetutamente fornito analisi che incriminavano gli imputati senza alcuna base scientifica” nel caso degli attentati di Oklahoma City. Anche in questo caso i risultati dell’indagine furono nascosti agli avvocati difensori. Secondo i membri della taskforce, l’ex procuratore generale degli Stati Uniti, Janet Reno, diede il suo consenso alla decisione. Oggi la Reno si rifiuta di commentare.

«Le autorità del paese si sono nascoste dietro un velo di segretezza per nascondere questi abusi, nonostante le rassicurazioni ufficiali che giustizia sarebbe stata fatta», dice David Colapinto, consulente legale di un’associazione che denuncia i comportamenti scorretti delle istituzioni. L’Fbi si difende sostenendo che, per le tecnologie del tempo, è stato fatto il miglior lavoro possibile. L’obiettivo del Collegio degli avvocati difensori è ora la riapertura di tutti i processi sospetti. Almeno per quegli imputati che sono ancora in vita.

About this publication