Africa and the “Great Game” Between China and the US

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L’Africa e il “grande gioco” tra Cina e Usa

Il Congresso americano ha appena approvato una legge bipartisan per rilanciare l’export Usa nel mondo e in Africa in particolare. La legge prevede per i prossimi dieci anni di triplicare le esportazioni di merci americane verso l’Africa. Washington – sulla carta, per ora – cerca di riprendersi da Pechino la posizione di partner privilegiato nei rapporti commerciali con il continente. Due-tre anni fa, la Cina ha superato gli Stati Uniti, divenendo il primo partner commerciale dell’Africa. Ora gli americani ci riprovano.

Prima di arrivare alla nuova legge, si sono svolte diverse missioni commerciali in Africa, guidate da membri del Congresso. I deputati americani, a loro volta, hanno ospitato decine di businessmen africani. Il terreno è stato preparato a dovere, insomma. I settori su cui puntare sono i soliti: energia, agricoltura, infrastrutture, telecomunicazioni e strade. La legge tiene molto in considerazione gli africani della diaspora, emigrati e ormai diventati cittadini americani, che hanno spesso attività economiche sul tipo delle piccole e medie imprese italiane, e che quindi possono fare da testa di ponte per questa nuova ondata di espansionismo economico verso l’Africa, almeno nelle intenzioni del Congresso.

Diverse considerazioni fanno ben sperare i legislatori americani. In molti paesi africani sono migliorate la stabilità politica e anche le condizioni economiche generali, con la nascita di una classe media che ha una capacità di spesa e nuove esigenze di consumo da colmare. Sui consumi nessuno batte gli Usa, patria del consumismo, sia per offerta potenziale di beni che per la qualità dei loro prodotti, ben diversa da quelli a basso costo provenienti dalla Cina.

La partita non è ancora vinta e gli americani sembrano voler rientrare in gioco. D’altronde – l’abbiamo più volte scritto su queste colonne – in tempi di crisi delle economie occidentali l’Africa sembra la terra delle opportunità. Dove tutto deve ancora accadere. Il Sudafrica si conferma il campione delle opportunità africane d’investimento. I principali paesi emergenti – Brasile, Russia, India e Cina (i cosiddetti Bric, acronimo cui va aggiunta la S, se si tiene conto anche del Sudafrica) hanno capito che il continente, con un miliardo di abitanti, è quello che offre le maggiori opportunità al mondo occidentale, che è alle prese con una crisi finanziaria e debiti sovrani senza precedenti.

Secondo le stime del Fondo monetario internazionale, la crescita media del prodotto interno lordo nel 2012 sarà del 5,4%: si passerà dai 1.600 miliardi di dollari del 2008 agli oltre 2.600 del 2020, grazie proprio al dinamismo del Sudafrica e agli investimenti di Brasile, Russia, India e Cina, secondo una recente ricerca della Ernst & Young, leader mondiale nel settore dei servizi professionali di audit, finanza straordinaria, consulenza fiscale, legale e strategica.

In questo processo, la Cina è il paese che di più ha mischiato le carte. Gli investimenti diretti di Pechino nel continente africano sono passati da poco meno di 500 milioni di dollari nel 2002 a quasi 20 miliardi alla fine del 2008. L’Africa ha un ruolo strategico per Pechino: è uno dei pochi luoghi del globo in cui esistono risorse minerarie e giacimenti di idrocarburi in parte conosciuti, in parte inesplorati: ferro in Liberia, petrolio in Angola e nel Golfo di Guinea, rame in Zambia… L’Africa, con milioni di consumatori a basso reddito, centinaia di grandi città da risanare, strade e infrastrutture da realizzare, è anche un immenso mercato per le grandi e piccole imprese cinesi, che possono fornire di tutto: dai vestiti alle moto, dai computer alle fabbriche di cemento. Così, gli scambi commerciali con i paesi africani sono decuplicati dal 2000 a oggi, arrivando a superare lo scorso anno i 100 miliardi di dollari.

Il Grande Gioco, negli ultimi anni, si sta spostando sempre più verso l’Africa. Solo che, in questo caso, non abbiamo l’impero britannico da un lato e la Russia dall’altro, ma una Cina che cresce a ritmi inimmaginabili e l’Occidente. Con gli Stati Uniti che ora cercano di rientrare nel Grande Gioco. Ma non sarà facile. Perché la Cina è il primo paese al mondo ad aver istituito una formula di cooperazione che mette insieme l’esportazione di merci, capitali, tecnologia e lavoro.

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