President Obama’s Signature on Cyberwar: The OK on the Anti-Iran Virus

<--

La firma di Obama sulla cyberguerra dal presidente l´ok al virus anti-Iran

Scritto da ANGELO AQUARO – la Repubblica | 02 Giugno 2012

Il New York Times: ma gli attacchi sfuggirono al controllo Usa. Fin dall´inizio del suo mandato ha voluto accelerare i piani avviati da Bush

NEW YORK – Gli Stati Uniti hanno già dichiarato guerra all´Iran. Ma l´hanno fatto con l´arma più segreta mai usata dai tempi della bomba atomica. Prendendo una decisione che l´ex capo della Cia Michael Hyden definisce senza mezzi termini storica: «Abbiamo passato il Rubicone».

Sì, il Rubicone di Barack Obama si chiama cyberguerra. E l´atomica lanciata sugli ayatollah è un virus che sembra uscito dai fumetti, Stuxnet, approntato durante un´operazione nascosta da un nome in codice da libro giallo, “Olympic Games”, che ha ha permesso di fermare l´arricchimento dell´uranio, ritardando l´atomica degli stranamore persiani di almeno due anni: permettendo all´occidente di lavorare adesso il nemico al fianco delle sanzioni.

Tutta la verità sulla prima cyberguerra d´America è squadernata in un libro di David E. Sanger, un giornalista del New York Times. Ok, il ruolo degli Usa – e dell´alleato israeliano – negli attacchi alla centrale iraniana di Natanz era per la verità emerso già da mesi. Ma è la prima volta che sono gli stessi suoi funzionari a svelare la nuova dottrina Obama: droni, commando e cyberattacchi. Una guerra che dall´assassinio di Osama Bin Laden allo stop all´Iran ha centrato più di un obiettivo. Ma che gli Usa non possono certo dichiarare. Come si fa ad ammettere che ci sono yankees che vanno in giro a sabotare le infrastrutture informatiche di nazioni appartenenti al consesso dell´Onu? L´ha detto alla tv Abc lo stesso capo del Pentagono Leon Panetta, che da boss della Cia curò proprio l´operazione “Giochi Olimpici”: «Se attaccassero i nostri sistemi per noi sarebbe un atto di guerra». E non è vero dunque anche il contrario?

Il lancio del virus comincia già sotto George W. Bush. Ed è lo stesso presidente uscente a raccomandare al successore di insistere su quella doppia strada: droni e cyberguerra. Obama lo prende in parola e nei primi mesi accelera su entrambi i fronti. Il coinvolgimento degli israeliani ha un duplice scopo: utilizzare la loro rete in Iran e soprattutto impedire le fughe in avanti di attacchi non virtuali ma diretti. Eppure nella ricostruzione del New York Times ce n´è anche per loro. Tutta l´operazione rischia di andare a monte quando il virus pensato per far impazzire Natanz esce dai confini iraniani e si moltiplica in tutto il mondo: rischiando di sfuggire di mano agli stessi americani. È il solito Joe Biden che si lascia scappare: colpa degli israeliani, hanno spinto troppo. Obama invece si chiede: dobbiamo fermare tutto? È proprio a questo punto che la sua scelta diventa al contrario determinante. Il presidente decide di proseguire e il virus fa il suo sporco lavoro: distruggendo 1000 delle 5000 centrifughe con cui gli iraniani volevano purificare l´uranio.

E adesso? C´è pure chi si chiede se gli Usa non stiano già utilizzando in gran segreto la cyberguerra anche contro la Corea del Nord e perfino la Siria. Gli americani hanno scoperto che un buon virus può fare meglio di tanti bombardamenti. E una volta che il Rubicone è stato passato, chi fermerà più Cesare Obama?

About this publication