Zuckerberg Outside Olympus of the Scrooges: Facebook’s Collapse Burns His Wealth

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MILANO – Dalle stelle alle stalle. Facebook e il suo fondatore, Mark Zuckerberg, che però, a differenza degli investitori che hanno puntato sul social network, si può consolare con la sua luna di miele in giro per l’Italia. In dieci giorni il titolo ha perso 10 dei 38 dollari a cui era stato quotato e facendo scivolare Zuckerberg fuori dalla lista degli quaranta uomini più ricchi del mondo. Una discesa ancora più veloce di quella ascesa che in meno di 8 anni lo aveva portato da una stanza nel dormitorio di Harvard, all’Olimpo dei miliardari: il giorno della quotazione era entrato, di diritto, nel ristretto elenco dei 20 Paperoni del pianeta.

Poi lo scivolone. Che ha bruciato la capitalizzazione di Facebook (gli investitori hanno già perso 25 miliardi) e la fortuna di Zuckerberg, caduto oltre il 40esimo posto a 800 milioni di dollari di distanza. Il creatore del social network non finirà certo in rovina, ma l’andamento del titolo rischia di fargli andare di traverso le vacanze romane con la giovane moglie: quando si è sposato sedeva su un patrimonio da oltre 20 miliardi di dollari, quando è partito per il Vecchio continente il gruzzolo si era ridotto a poco più di 17 miliardi, mentre oggi Mark – secondo l’indice Bloomberg – si trova seduto su una montagna d’oro da 14,7 miliardi. Una fortuna immensa, ma che si erode altrettanto rapidamente e non certo per le folli spese italiane: l’imprenditore è piuttosto parco, non beve vino e non lascia mance (che tra gli americani sono una consuetudine).

Insomma bruciare 5 miliardi di dollari in pochi giorni non fa certo piacere a nessuno. L’idea di poterne perdere molti altri entro fine anno deve far proprio arrabbiare. E sì perché mentre negli Stati Uniti impazzano le class action e Morgan Stanley promette rimborsi per chi ha pagato 43 dollari 2gli analisti continuano a ripetere che il titolo è caro. Troppo caro: a 38 dollari valeva 83,1 volte gli utili, più cara del 99% delle società quotate all’S&P 500. Sotto i 29 dollari vale ancora 29,5 volte i profitti attesi per il 2014. Molto di più dei competitor sul Nasdaq: per allinearsi dovrebbe scendere a 23 dollari. Solo che Google e Amazon hanno un modello di business che convince il mercato, mentre i dubbi su Facebook non accennano a diminuire. E così Zuckerberg rischia di allontanarsi sempre di più dai magnifici 20: a 23 dollari per azioni il suo patrimonio varrebbe “appena” 12 miliardi. Come a dire due volte la capitalizzazione di Fiat.

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