Lydia Dallett
Negli ultimi giorni Obama sembra aver preso il volo nei sondaggi, incrementando notevolmente il vantaggio rispetto a Romney. Eppure gli strateghi del presidente non sono affatto tranquilli. Naturalmente, per la Casa Bianca gli ultimi dati sono psicologicamente corroboranti, perché non solo descrivono un distacco di sette punti sullo sfidante repubblicano, secondo la Cnn, e di nove, secondo Fox News, ma danno Obama sopra la cifra simbolica del cinquanta per cento: il presidente è al 52 del gradimento tra gli elettori registrati, mentre Romney è inchiodato al 45 (dai Cnn). E lo scarto è ancora più vistoso tra i cosiddetti “indipendenti”: 53 per Obama, 42 per Romney.
Altro fattore importante, per il team democratico, è la sintonia tra Cnn e Fox News, che notoriamente detesta Obama. Questo è il quadro generale, che certo è roseo, ma non è quello a cui gli strateghi presidenziali guardano con maggiore interesse. Molto più dei sondaggi su scala nazionale, che registrano gli umori dell’elettorato nel suo complesso, quel che conta davvero è l’orientamento di ogni singolo stato, in particolare di quei dieci, dodici stati, indecisi, in bilico, che saranno determinanti per l’esito delle presidenziali. E dove infatti Obama e Romney riversano il grosso dei fondi elettorali per diffondere spot televisivi confezionati proprio per quelle demografie specifiche. E dove i due contendenti s’impegnano personalmente con ripetuti comizi ed eventi.
In questi stati di battaglia, i battleground state, il presidente è alle prese con un blocco elettorale cruciale, che continua a essergli ostile e che gli preferisce Romney: la classe lavoratrice bianca, ovvero gli americani privi di diploma universitario e con redditi familiari tra i trenta e i centomila dollari. In Colorado, Virginia, Wisconsin, Florida, Ohio e Pennsylvania, Romney ha consensi solidi presso questo gruppo elettorale, anche se con una presa minore rispetto a quella che ebbe quattro anni fa John McCain, l’avversario repubblicano di Obama. Secondo il sondaggio commissionato alla Quinnipiac University dalla Cbs e dal New York Times, che dà ampio risalto a questi rilevamenti, il grosso degli elettori, in questi stati, ha già deciso per chi votare, ma offre ancora qualche spiraglio di disponibilità a cambiare opinione. Di qui il massiccio ricorso, da parte di entrambi i contendenti, a raffiche di spot televisivi aggressivi e distruttivi nei confronti dell’avversario, tesi a metterne in evidenza le vulnerabilità e a consolidare e irrobustire, anche così, il vantaggio acquisito.
Per Obama la buona notizia è che, anche in questi stati in bilico, resta in netto vantaggio rispetto a Romney presso un altro blocco elettorale strategico, quello femminile. Come Obama fatica a far breccia nella working class bianca, così Romney non riesce a trovare ascolto presso le elettrici, specie le donne lavoratrici tra i trenta e i quarantacinque anni, senza famiglia o senza figli. Le cosiddette non-mom. Con l’aiuto della moglie Michelle, uno sforzo particolare è diretto verso questa constituency per rafforzarne il sostegno e, evidentemente, compensare la mancata crescita di popolarità nella classe lavoratrice bianca. Obama si è fatto nuovamente rivedere in Colorado per un comizio al fianco di Sandra Fluke, la studentessa della cattolica Georgetown University finita sulle prime pagine per aver preteso la prescrizione gratuita della pillola, secondo le nuove disposizioni della riforma sanitaria, attirando su di sé una violenta e volgare campagna della destra estrema (poi la Corte suprema le avrebbe dato ragione, confermando appunto la copertura assicurativa della contraccezione, anche da parte di istituzioni religiose).
E dopo la medaglia d’oro conquistata giovedì a Londra dalla squadra di calcio femminile, il presidente è stato prodigo di elogi con le atlete. Naturalmente, la strategia obamiana, diretta verso l’elettorato femminile – non solo le single, ma anche le madri di famiglia – batte pure sul tasto dell’economia, insistendo sulla distanza dai problemi della gente di un personaggio che Obama chiama “Romney Hood”, perché ruba ai poveri per far diventare ancora più ricchi i ricchi. Un messaggio rivolto anche alle “tute blu”, che continuano a considerare il presidente – come in un mondo alla rovescia – un aristocratico elitario, lontano dalle loro vicissitudini. E il super-miliardario Romney più adatto ad affrontare i loro problemi, per via della sua esperienza alla guida di una grande impresa, la Bain Capital, non importa se operava nel campo della finanza irresponsabile, causa principale della crisi in corso.
Gioca, in questi sentimenti davvero irrazionali, un razzismo non dichiarato, da parte di operai bianchi che continuano a non digerire l’idea di un presidente nero che si distende con il golf nei suoi sacrosanti momenti di svago. E infatti, il fattore demografico, inteso come la forte presenza di elettori ispanici, asiatici e africano-americani, se gioca a favore della rielezione del primo presidente di colore, pesa negativamente presso un certo elettorato bianco e la sua non tanto latente paura di diventare minoranza. Obama, dunque, deve destreggiarsi tra la geografia (gli stati in bilico) e la demografia (la composizione etnica dell’elettorato, più il cosiddetto gender gap, il gap di genere), cercando di combinare al meglio i due fattori.
Sul “fronte operaio” sarà prezioso l’aiuto di Bill Clinton, popolarissimo, come confermano recenti sondaggi, presso la white working class, e di Joe Biden, anch’egli stimato in quel blocco elettorale. Ma il vero timore, per la cabina di regia della campagna di Obama, sono tre scadenze proprio a ridosso dell’Election day, capaci di far svanire anche i migliori tentativi di guadagnare terreno presso l’elettorato operaio. Il 7 settembre, il 5 ottobre e il 2 novembre (il venerdì prima del voto) saranno resi pubblici i rapporti periodici sull’andamento della disoccupazione. Cifre che domineranno le prime pagine e i telegiornali.
In che misura incideranno – sia se saranno positive sia se saranno negative – sull’orientamento degli elettori che hanno il lavoro ma che oggi temono di perderlo?
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.