More on Armstrong

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Ancora su Armstrong

Poco più di una settimana a Spa.

Race of the truth.

Ma torno volentieri sulla storia di Armstrong, grazie alla sollecitazione dell’amico Quattropalle.

Io la mano sul fuoco per il texano non ce la metto.

Dai tempi di Ben Johnson (ed è passato quasi un quarto di secolo!) la mano sul fuoco, a proposito di doping, non la metto per nessuno.

Aggiungo che di Lance non mi piacevano gli atteggiamenti.

Con Pantani sul Ventoux si comportò malissimo. Con Simeoni, anni dopo, fece di peggio.

E in generale trovavo il suo stile, chiamiamolo così, degno di un Boss mafioso.

Quando parlo di una possibile ‘vendetta postuma’, mi baso su fatti e sensazioni.

I fatti.

Per anni il Federal Bureau of Investigation, FBI in codice, ha speso una montagna di dollari per incastrare l’ormai ex ciclista in sede penale.

Senza esito: i giudici hanno archiviato il caso, non ritenendo sufficienti per un processo gli elementi raccolti.

Allora la Fbi ha passato le sue carte alla Usada, che è l’agenzia Usa contro il doping.

La Usada ha convinto numerosi ex colleghi di Armstrong, alcuni dei quali ancora in attività. a testimoniare contro il vincitore di 7 Tour.

A costoro è stata garantita l’impunità.

Cioè non subiranno squalifiche per le ammissioni di doping che direttamente li riguardano.

Anche in F1 c’è un famoso caso di un tizio che ha avuto l’immunità fornendo prove contro terzi, ehm ehm.

Non l’ho mai considerato un precedente esaltante.

Bene.

Come dice Gimondi e come dice Merckx, fin quando è stato in attività, Armstrong ha superato tutti i test anti doping ai quali è stato sottoposto.

Si dice ci siano due casi che dimostrerebbero i suoi trucchi, ma non sono stati ‘convalidati’.

Fin qui, i fatti.

Le sensazioni, adesso.

Io non credo affatto che Armstrong sia pulito.

Penso non lo sia mai stato.

Penso, come ha scritto oggi il New York Times, che sia stato il ciclista più forte nell’era più sporca del ciclismo.

Del resto, basta guardare l’elenco dei piazzati alle sue spalle nei 7 Tour.

Tutti dopati, tutti squalificati.

I miei dubbi riguardano la legittimità di un certo modo di procedere.

Se io passo i test antidoping ‘in tempo reale’, che senso ha, anni e anni dopo, sostenere che non ero in regola?

Non ero in regola io o erano inadeguati i controlli?

Faremo il Dna ai resti di Jesse Owens per scoprire che a Berlino’36 umiliava Hitler ingoiando pozioni miracolose?

Si può riscrivere la storia dello sport in questo modo?

Non lo so. Dal Cio in già, tutti dicono che è giusto. Viviamo in un mondo nel quale la prescrizione non la si nega praticamente a nessuno, non a ladri e stupratori. Agli atleti, nisba. Boh, sarà giusto.

Ancora.

La Usada, come ha fatto subito notare la federazione internazionale del ciclismo, non ha alcun diritto di revocare un accidente. Non ha giurisdizione fuori dagli States.

Ma queste sono quisquilie giuridiche.

Io non difendo Armstrong.

Ho ammirato la sua storia di scampato al tumore, senza mai immaginare fosse ‘limpido’ in mezzo a un gruppo di drogatoni. Per carità.

Ma trovo curiosa la feroce insistenza di funzionari americani vogliosi di dimostrare che nel 1999, per dire, un ciclista vestito di giallo era un imbroglione.

Tutto qua.

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