Convention democratica: Obama deve cambiare
A Charlotte, la sua sfida sarà quella di convincere gli elettori (indipendenti) di essere ancora l’Uomo del Cambiamento
Spiega la rivista Politico che quando Mitt Romney attacca sulla Riforma Sanitaria o su altri risultati raggiunti nel primo mandato; quando i settori più conservatori del partito repubblicano lo definiscono un socialista o chiedono il suo certificato elettorale, i consiglieri di Barack Obama se la ridono: non sono certo quelli gli argomenti che possono permettere al candidato del GOP di vincere la corsa per la Casa Bianca.
Quando però, nel suo discorso di chiusura della convention di Tampa, Romney ha martellato sulla delusione provocata da Barack Obama tra gli elettori che nel 2008 lo mandarono allaCasa Bianca, sulle schiene dei membri dello staff del quartier generale di Chicago è corso un brivido.
Quell’appello a non avere paura ad abbandonare Obama al suo destino per mettersi nelle sue braccia, quell’insistere su fatto che in questi quattro anni (secondo il candidato del GOP) non solo, il presidente non ha mantenuto le sue promesse, ma ha anche deluso tutte le aspettative che si erano create su di lui, può risultare un’arma efficace, forse decisiva.
Questo è tallone d’Achille di Obama. E, il presidente (ma tutto il partito democratico) dovranno sfruttare al meglio la convention di Charlotte per far dimenticare agli indipendenti la tentazione elettorale offerta da Romney.
Dovrà, cioè, cambiare strategia di comunicazione rispetto a quello seguita finora, tutto incentrata sull’attacco personale al rivale, utilizzata sia per delineare i pericoli per la Middle Class dell’avvento alla Casa Bianca di un repubblicano così legato a Wall Street, sia per distrarre l’opinione pubblica dai risultati (scarsi per i critici, inesistenti per gli avversari) dei suoi anni di governo.
Riproporsi come colui che può ancora parlare di “Change” è impossibile per Obama. Lo sa bene. Quello che potrà fare è di spiegare agli americani che non è, come pensano molti, il solito politicante di Washington che prende in giro i suoi elettori per averne il consenso, ma che egli è, invece, l’uomo che ha fatto quello che ha potuto per riportare l’America sul binario dopo il deragliamento provocato dalla Crisi del 2008.
“Se non ci fossi stato io, sarebbe stato peggio. Se non ci sarò io, sarà peggio per voi”: questo è in sintesi il messaggio alla Middle Class che il presidente dovrebbe lanciare dal palco della convention.
Basterà? Gli ultimi sondaggi dicono che l’effetto Tampa non avrebbe premiato più di tanto Mitt Romney. Avanti rispetto al presidente per un paio di giorni, ora sarebbe indietro di un punto. Ma, al di là delle rivelazioni di questi giorni, le ultime settimane di campagna saranno quelle decisive per decidere la sfida elettorale.
A Charlotte, Barack Obama punta a prendere la rincorsa, nonostante la stanchezza evidente che caratterizza la sua campagna. Ad aiutarlo, nella tre giorni della convention soprattutto due personaggi: Michelle, la First Lady, il cui consenso nell’opinione pubblica è – a differenza del marito – ben solido. E poi, Bill Clinton, che comunque sia, rimane una delle figure politiche più stimante negli Stati Uniti. Il suo discorso sarà importante: perché potrebbe risultare quello decisivo per convincere l’elettorato centrista a non lasciare Barack Obama.
Nei giorni della Convention i democratici potrebbero approfittare di un’indagine per elusione fiscale (la cui esistenza è stata rivelata dal New York Times) ai danni di alcune tra le più importanti società di private equity degli Stati Uniti, tra la cui la Bain Capital, fondata da Mitt Romney e lasciata ufficialmente dal candidato repubblicano una decina di anni fa.
L’indagine è stata avviata dal Procuratore Generale di New York Eric Schneiderman, di simpatie democratiche, per verificare se queste società abbiano “abusato” della normativa fiscale per evitare di pagare milioni di dollari di tasse.
Sono noti gli attacchi di esponenti del partito democratico contro Mitt Romney, accusato di aver evaso le tasse e sfidato a mostrare tutte le sue ultime dichiarazioni dei redditi.
L’inchiesta newyorkese non dovrebbe riguardare il candidato repubblicano, ma è evidente che rischia di alimentare le polemiche sul suo rapporto con la Bain Capital.
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.