Petraeus Scandal, Kelley Bragged: “I’m Honorary Consul in South Korea”

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Scandalo Petraeus, la Kelley millantava

“Sono console onorario in Sud Corea”

La ‘terza donna’ dell’ex capo della Cia aveva cercato di truffare un imprenditore per 80 milioni fingendo conoscenze a Washington. Intanto l’ex generale giura: questa storia non c’entra niente con Bengasi, ora penso solo al mio matrimonio. La Clinton attesa per un’audizione al Congresso. E la Cia apre un’inchiesta ufficiale

TAMPA – L’email di Jill arriva la mattina del 28 settembre: giusto due settimane dopo l’attacco di Bengasi che oggi trascinerà l’ex capo della Cia davanti al tribunale del Congresso. “Stamane sono a Washington: sono appena uscita da una colazione alla Casa Bianca…”. Incredibile Kelley: la casalinga disperatamente a caccia di generali ora millanta anche agganci nella presidenza? Più ci si addentra in questo PetraeusGate che spinge il segretario alla Difesa, Leon Panetta, a ordinare la revisione degli standard etici per i generali, e più la bella libanese di Tampa mostra un profilo, appunto, conturbante.

LA GALASSIA DELLO SCANDALO / LE TAPPE

Adam Victor, imprenditore sceso in Florida al seguito della Convention di Mitt Romney, racconta al Tampa Bay Times d’essere stato avvicinato dalla signora, che si è offerta come tramite per un affare in Sud Corea e dice che è stato Petraeus a farle avere quel titolo che sfoggia con orgoglio, console onorario di Seul. La trattativa va avanti finché Jill, che poi si scoprirà indebitata fino al collo, spara la sua tariffa: “Ottanta milioni di dollari, una cifra fuori dal mondo! Capii che la storia non quadrava”.

Non quadra niente in questa storia tranne, finora, una cosa sola: gli uomini più potenti della Terra, dal capo della Cia Petraeus al comandante in pectore della Nato, John Allen, si sono lasciati giocare da due donne. Una è appunto Jill. E l’altra è l’ormai notissima Paula Broadwell, la biografa amante di Petraeus.

Nella prima confessione dopo lo scandalo, l’ex generale giura alla Cnn che in questa vicenda non c’entra Bengasi. Ho commesso un grave errore, dice, comportamento vergognoso, per fortuna ho una moglie molto migliore di quello che merito e adesso tutti i miei sforzi sono concentrati qui, nel rimettere a posto la famiglia. Però credetemi, continua, è solo una storia extraconiugale, mai esistite informazioni riservate, non parlo con Paula da mesi.

Sarà. Però il Wall Street Journal rivela che prima delle dimissioni era entrato in rotta di collisione con la Casa Bianca. I repubblicani accusavano Cia e amministrazione di aver coperto l’attacco di Al Qaeda giustificandolo con le proteste per il film antiIslam e così Petraeus aveva deciso di difendere i suoi 007 e se stesso: senza coordinarsi con gli uomini del presidente. Ieri la Casa Bianca ha mostrato al comitato d’inchiesta del Congresso un video che per la prima volta dimostrerebbe che davvero l’assalto sembrava nato come una dimostrazione spontanea. Ma poi, ecco, a complicare le cose c’è sempre Paula: che su Bengasi ancora prima dello scandalo ha rivelato notizie inedite e oggi ammette di aver conservato nel suo archivio informazioni riservate. E per utilizzarle come? Davvero solo per scrivere un nuovo libro?

È qui che le storie privatissime di sesso si mescolano con la realtà ben più tragica. È la email anonima che Paula spedisce a Jill (giù le mani dal mio Petraeus, dice in pratica, ma senza fare nomi) a far scattare l’indagine dell’Fbi. Ma le minacce di Paula arrivano anche allo stesso Allen, il generale che flirtava con la Kelley, oltre a un pugno di altre stellette. È lei insomma a scoperchiare il verminaio. Per caso, da sola o per conto di chi? Dopo l’ex generale, anche il segretario di Stato Hillary Clinton comparirà adesso davanti al Congresso. E la stessa Cia ha deciso di aprire un’inchiesta conoscitiva ufficiale sul comportamento del suo ex capo. Accomodatevi: il PetraeusGate è appena cominciato.

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