Il sito di Zuckerberg ha raccolto ed elaborato i dati scambiati tra figli e genitori sul social network. Il motivo? Capire cosa e come comunicano, ma anche chi ha richiesto prima il contatto. E non mancano le sorprese.
“AMICI” su Facebook con i propri genitori? Sì, ma solo a una certa età. Se per molti l’idea di condividere la propria vita virtuale con i familiari è impensabile, per tanti altri sembra non esserlo soprattutto se si è in una certa fase esistenziale. A dirlo è lo stesso social network, che ha analizzato anonimamente i dati dei suoi utenti per capire come genitori e figli comunichino tra di loro sulle sue pagine. Tra le prime domande che Facebook si pone è appunto “a che età i figli sono più disposti a richiedere l’amicizia ai propri genitori?”. A quanto pare le statistiche disegnano realisticamente le varie fasi della vita di tutti. Gli adolescenti vogliono tenersi in contatto con i genitori, i ventenni ne prendono le distanze, mentre i quarantenni tentano di farli rientrare nella loro vita forse perché alla ricerca di punti di riferimento.
La ricerca parla chiaro: fra i 13 e i 17 anni, i figli sono i primi a richiedere l’amicizia con una percentuale superiore al 65%, intorno ai 20 anni le probabilità calano drasticamente al 40%, invece attorno ai 40 anni i casi in cui siano i figli a fare il primo passo aumentano al 50%.
Cosa si dicono. In questa sezione i campioni studiati dal social network rappresentano figli e genitori di tutte le età. Per capire come e cosa si scrivono, Facebook ha raccolto negli ultimi due mesi i commenti postati sulle Timeline di centinaia di migliaia di utenti che parlano inglese. Da quanto emerge, i genitori sono sempre molto fieri dei propri figli, che a loro volta ringraziano per i commenti positivi rispondendo con frasi del tipo “grazie di tutto” o “grazie per esserci sempre stato”. Oggetto frequente di conversazione sono anche i nipoti, soprattutto da parte di madri e figlie. Per quanto riguarda i termini usati con più regolarità in altre lingue figurano madre, mami, papi, hija (madre, mamma, papà e figlia in spagnolo) e anak (figlio mio nella lingua Tagalog).
Come comunicano. Pare che i genitori non si limitino solo a scrivere dei post sul profilo dei propri figli. Uno dei modi più utilizzati per tenersi in contatto è il commento, dalle foto agli aggiornamenti di stato e ai link condivisi. Ancora una volta, sono gli adolescenti a prendere l’iniziativa. Sono loro a dar via alle conversazioni. Non vale lo stesso per i figli ventenni: sono quasi sempre loro a essere contattati. A fare la differenza sono soprattutto le figlie, che a differenza dei figli maschi commentano con più piacere le notizie pubblicate dai genitori.
Mammoni. Lo stereotipo tipicamente italiano sembra inseguire anche gli utenti internazionali del social network: ogni giorno i genitori scrivono ai loro figli di stare attenti. A farlo sono soprattutto le mamme nei confronti dei figli maschi. I padri sembrano invece più propensi a parlare di sport (le parole più usate nelle conversazioni sono partita, squadra e giocare), di questioni molto pragmatiche della vita di tutti i giorni (lavoro, automobile e soldi) senza disdegnare l’uso di tanto in tanto di parolacce.
I video più condivisi. Come afferma lo stesso team Facebook a capo della ricerca, ogni tanto i sentimenti tra genitori e figli sono espressi meglio dalle parole di una canzone. I video più condivisi dalle mamme e i papà sono proprio relativi a canzoni che parlano delle relazioni tra figli e genitori. Tra le più postate ci sono “My little girl” (La mia piccola ragazza) di Tim McGraw o “In my daughter’s eyes” (Negli occhi di mia figlia) di Martina McBride, mentre i figli preferiscono brani come “Don’t Forget to Remember” (Non dimenticare di ricordare) di Carrie Underwood.
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