Si ispira alle piazze italiane, New York, per costruire il proprio futuro. Lo ammette apertamente il direttore del Metropolitan Museum of Art, Thomas Campbell, quando ci spiega dove ha preso l’idea per riprogettare la grande «plaza» pubblica davanti all’edificio sulla Fifth Avenue: «Abbiamo guardato alla scalinata di Piazza di Spagna, ovvio. Inevitabile, direi, visto che si trattava di armonizzare la scala d’ingresso al nostro museo con il tessuto urbano». Lo riconosce anche David Koch, il miliardario che ha avuto l’idea per la trasformazione del museo e l’ha finanziata, con 65 milioni di dollari presi dalle sue tasche: «Io amo le piazze italiane, amo in particolare le fontane di Roma. Non dico che abbiamo cercato di replicarle, perché sarebbe un’impresa futile, però le abbiamo certamente prese a modello per creare una nuova versione di quel concetto. Una versione che speriamo diventi il modello classico del nostro tempo».
Stiamo parlando di una delle trasformazioni urbanistiche più ambiziose in corso a New York. Ieri mattina è stato simbolicamente scavato il terreno per cominciare la ristrutturazione della grande piazza davanti al Met, con Times Square uno degli spazi pubblici più frequentati di Manhattan. Basti pensare che l’anno scorso oltre sei milioni di persone hanno calpestato questo pavimento che si estende per quattro blocchi della Fifth Avenue, dalla 80a alla 84a strada, proprio davanti a Central Park. «Qualche tempo fa – ci ha raccontato Koch – ho partecipato alla cerimonia per la riattivazione della fontana davanti al Lincoln Center. Ho pensato che sarebbe stato magnifico avere qualcosa di simile anche davanti al Metropolitan Museum, perché la piazza che c’è adesso è fredda, è illuminata come una prigione, e secondo me allontana la gente. Ne ho parlato subito con la presidentessa Emily Rafferty, che mi è parsa entusiasta, perché la vecchia piazza non veniva ritoccata da quarant’anni. Quando poi le ho detto che ero disposto a metterci tutti i finanziamenti necessari, il progetto è partito».
Gli scavi sono cominciati ieri, e il nuovo spazio aprirà al pubblico nel 2014. Campbell ha abbracciato subito l’iniziativa, perché la vede come l’estensione nelle strade di New York della filosofia che sta cercando di portare al Metropolitan: «Il nostro museo è una grande istituzione sul piano accademico e culturale, e io sono determinato a potenziare questi aspetti positivi. L’accessibilità, però, è diventata una questione fondamentale nella società moderna, su cui devono impegnarsi molto tutte le strutture che vogliono comunicare con il pubblico. Noi stiamo lavorando parecchio su questo punto, ad esempio con i diversi progetti avviati per potenziare la presenza online del Metropolitan. La ristrutturazione della piazza mi sembra il perfetto completamento estetico e fisico di questa idea». Il fatto che l’ispirazione sia venuta almeno in parte dall’Italia ha una ragione profonda: «Lo spazio sulla Fifth Avenue – spiega Campbell – è la faccia del nostro museo davanti al pubblico. È l’ambiente che deve presentarci alla gente, invitarla a frequentarci, e possibilmente trasformarsi in un centro permanente di incontro e di dialogo. Le piazze italiane svolgono da sempre questa funzione, perciò sono state una fonte di ispirazione, non solo estetica».
Come dice Koch, l’obiettivo non è quello di replicare il modello classico, perché sarebbe impossibile e forse controproducente, ma piuttosto cercare di prenderne spunto per creare un progetto che diventi il nuovo modello classico della modernità. Un’ambizione espressa spesso anche dal sindaco Bloomberg, che ha voluto allargare il più possibile la pedonalizzazione di Times Square. In linea con la missione di New York, che resta sempre quella di innovare e anticipare i tempi, magari guardando anche al passato.
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