Il presidente degli Stati Uniti ha licenza di uccidere. Anche se i bersagli dei suoi attacchi militari (o dei suoi droni) hanno passaporto americano. Basta che rappresentino una “minaccia imminente” contro l’America. E’ la “dottrina Obama” rivelata da un memorandum del Dipartimento di Giustizia. Sul quale peraltro ha avuto un’influenza decisiva John Brennan, già consigliere di Obama per la sicurezza nazionale, ora candidato a dirigere la Cia. Proprio perché sono cominciate le audizioni al Senato sulla conferma di Brennan, quel memorandum cattura l’attenzione. Un documento importante e altamente controverso, nato per legittimare anche delle azioni già compiute. In particolare una: l’attacco di droni che nel settembre 2011 uccise nello Yemen due importanti capi della rete locale di Al Qaeda. Quei due, Anwar al-Awlaki e Samir Khan, erano cittadini Usa. Questo generò allarme in diverse organizzazioni per le tutela dei diritti civili, a cominciare dalla potente American Civil Liberties Union (Aclu). Come può il presidente “giustiziare” un cittadino americano senza che questi abbia diritto a un processo? Azioni come quell’attacco dei droni rappresentano una nuova pena di morte somministrata da una giustizia sommaria, in capo al potere esecutivo? E’ a queste obiezioni che il memorandum dà una risposta ampia e dettagliata, anche se tutt’altro che adeguata a spegnere le polemiche. Il ministro della Giustizia Eric Holder aveva già detto che l’uccisione di cittadini Usa “è legale se costituiscono una minaccia imminente di un attacco violento contro gli Stati Uniti”. Questo equivarrebbe alla situazione in cui si trova un poliziotto se vede un individuo aggressivo che punta un’arma contro altri cittadini indifesi: il dovere di salvare vittime innocenti può giustifcarne l’uccisione. Ma nel nuovo memorandum si dà un’interpretazione estesa della “minaccia imminente”. Il documento teorizza questo: “Il pericolo di Al Qaeda e delle forze associate impone un concetto più vasto dell’imminenza, per giudicare quando un individuo che costantemente pianifica attentati terroristici rappresenti una minaccia imminente”. Rinviare l’intervento contro questi soggetti, spiega la dottrina Obama, esporrebbe gli Stati Uniti a “rischi inaccettabili”, poiché i terroristi di Al Qaeda sono sempre attivi nella preparazione di nuovi attacchi, e il governo Usa può non essere al corrente di ogni specifico piano terroristico mentre questo sta maturando. Le uniche limitazioni che la dottrina Obama sembra porre alla licenza di uccidere sono queste: che non sia praticabile la cattura del terrorista; e che gli Stati Uniti rispettino le convenzioni di guerra. Due pre-requisiti molto inferiori rispetto ai diritti di un cittadino americano. Non a caso, di fronte alla diffusione del memorandum, l’Aclu ha reagito definendo quel documento “molto preoccupante”. In un comunicato l’associazione per i diritti civili dichiara: “E’ difficile credere che questi argomenti siano generati in una democrazia, basata sul principio della separazione dei poteri”. La controversia fa esplicito riferimento al Quarto Emendamento della Costituzione: derivato dalle leggi inglesi in materia di habeas corpus, il Quarto Emendamento esclude “irragionevoli e ingiustificate” perquisizioni o altre forme di violazione della libertà individuale, che non siano autorizzate da un mandato di un tribunale. Il Dipartimento di Giustizia nel memorandum esclude che sia violato il Quarto Emendamento “se la persona presa di mira è leader operativo di una forza combattente nemica e un’autorità governativa di alto livello ha informazioni sulla minaccia imminente di un attacco contro gli Stati Uniti”.
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