Usa, dopo le elezioni Obama scatena la campagna elettorale permanente
Il presidente ha trasformato il comitato elettorale Obama for America in Organizing for Action che avrà il compito di promuovere nell’opinione pubblica le sue riforme: dalla sanità alle armi. E’ la prima volta che la Casa Bianca si dota di un proprio esercito di supporter per fare pressione sul Congresso. Critico il presidente di Democracy 21: “Fatto senza precedenti”
“Non puoi cambiare Washington dall’interno”, era il suo mantra in campagna elettorale. La “lezione più importante” l’aveva imparata nel primo mandato: con la Camera in mano ai Repubblicani, pensare di realizzare il programma attraverso la trattativa e i compromessi politici è pura illusione. Così, per i quattro difficili anni che lo aspettano, Barack Obama ha cambiato strategia: ha trasformato Obama for America, il comitato elettorale che lo ha portato in trionfo verso la rielezione (18 milioni di supporter) in Organizing for Action, gruppo no profit esterno al partito, che avrà il compito di promuovere nell’opinione pubblica le riforme volute dal presidente: dall’Obamacare alla stretta sulle armi, dalla riforma fiscale a quella sull’immigrazione. In quella che si annuncia come una campagna elettorale permanente, con mobilitazioni di massa e altrettanto ingenti mobilitazioni di denaro. E’ la prima volta nella storia che un presidente si dota di un proprio esercito di supporter per fare pressione sul Congresso e indurlo a votare le sue leggi. E negli Usa già si grida allo scandalo per la scarsa trasparenza finanziaria del sistema.
A Chicago, nel discorso della Election Night del 6 novembre lo aveva annunciato, ma in pochi avevano colto la portata del cambiamento: “Il vostro lavoro non è ancora finito”, disse Obama ai supporter che con il loro sudore gli avevano conquistato la rielezione. Ora, con la nascita di Organizing for Action, il quadro è chiaro. Il primo obiettivo è l’Obamacare. La riforma prevede l‘assicurazione sanitaria obbligatoria entro il 2014 per 32 milioni di poveri: se l’obiettivo fallisse, per il presidente sarebbe una disfatta epocale. Così, scrive Politico.com, le sue armate si stanno muovendo: Organizing for Action sta usando i 20 milioni di indirizzi email ereditati da Obama for America per contattare uno per uno gli aventi diritto all’assicurazione e convincerli a sottoscrivere una polizza. Un’altra organizzazione, Enroll America, affiancherà l’OFA, e si occuperà di inondare tv, radio e social network di spot che promuovono l’Obamacare. Intanto migliaia e migliaia di attivisti gireranno il paese per la campagna porta a porta. In pieno stile elettorale.
La lista degli obiettivi è lunga. La legge sul controllo delle armi presentata il 16 gennaio attende di passare al vaglio del Congresso. Sarà difficile convincere non solo i Repubblicani, storicamente legati alle lobby dei costruttori, ma anche molti democratici. Così Obama punta ad alimentare l’indignazione nello stomaco di un’opinione pubblica ancora stravolta dalla strage di Newtown. Lo scopo: creare pressione attorno a Capitol Hill e costringere il Congresso a votare la stretta. La strategia verrà applicata anche alle altre riforme in attesa di approvazione, da quella dell’immigrazione, presentata il 29 gennaio, a quella del sistema fiscale. “Sedere ad un tavolo in una bella stanza a Washington non serve per tradurre in realtà l’agenda”, ha spiegato all’Atlantic Jen Psaki, direttore delle due campagne di Obama. “L’unico modo – ha detto a Politico.com Jim Messina, direttore dell’OFA – è giocare la partita dall’esterno”.
Ma il gioco sta alimentando polemiche infuocate. Organizing for Action è una 501(c)(4): si tratta di gruppi no profit che per legge possono raccogliere denaro senza alcun limite e senza dover dichiarare quantità né provenienza delle donazioni. Nell’ultima campagna elettorale le 501(c)(4) avevano raccolto circa 200 milioni di dollari (chiamati in gergo “dark” o “shadow money”) usati principalmente dai Repubblicani per attaccare Obama a suon di spot tv, scatenando le ire dei Democratici: “E’ riciclaggio di denaro sporco”, attaccava il 20 ottobre Jerry Brown, governatore della California. Lo stesso Obama a parole si è sempre battuto contro i rapporti malsani tra i donatori e i politici: “Le elezioni non devono essere influenzate dai più grandi e influenti gruppi di potere”, aveva tuonato nel 2010 dopo il via libera della Corte Suprema ai SuperPAC finanziati senza alcun limite dalle corporation. Salvo poi appoggiarsi a Priorities Usa Action per Usa 2012.
Anche l’OFA riceverà donazioni dalle più grandi corporation: “E’ un fatto senza precedenti – ha detto a Politico.com Fred Wertheimer, presidente di Democracy 21, associazione che si batte per la trasparenza dei finanziamenti alla politica – un modo per comperare influenza politica finanziando gli interessi personali del presidente”. I conflitti d’interesse sono già evidenti: ad esempio già solo nel board di Enroll America figurano i vertici di case farmaceutiche (Teva Pharmaceuticals) e lobby del settore sanitario e assicurativo (da Blue Shield of California a Kaiser Permanente). E la partita dei finanziamenti deve ancora cominciare.
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