The Internet: The Real School of Terror

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Internet è la vera scuola del terror

La patria dell’indottrinamento dei due giovani autori della strage di Boston non è, probabilmente, la Cecenia. Essa è lo spazio quadrato, secluso e infinito del web. La loro infatuazione per l’islam integralista sarebbe avvenuta sulla Rete

Fiamma Nirenstein – Lun, 22/04/2013 – 07:50

La maggiore scuola del terrore è il web, il fiore più carnoso della grande serra della democrazia. Dzhokhar Tsarnaev, diciannovenne, il sopravvissuto fra i due fratelli terroristi della maratona, arrivò come rifugiato a Cambridge, presso Boston, dieci anni fa.

Dunque quel ragazzino di etnia cecena e di religione musulmana non aveva allora più di nove anni. Che fosse un fanatico terrorista nazionalista-islamista indottrinato dai colori e gli odori della sua terra oppressa dalla Russia, è davvero quasi impossibile immaginarlo. Forse suo fratello Tamerlan, che peraltro ci ha trascorso sei mesi (forse di training bellico) un anno fa e che ha concluso la sua vita di assassino della maratona a 26 anni solo tre giorni fa, aveva impugnato la sua definitiva bandiera di guerra fra i suoi. Forse là aveva scelto di diventare uno shahid. Ma la patria dell’indottrinamento dei due giovani non è, probabilmente, la Cecenia. Essa è lo spazio quadrato, secluso e infinito del web.

E hanno ragione dunque i Muhajedin ceceni che smentiscono con comunicati il ruolo della loro organizzazioni nell’attentato di Boston: «I combattenti del Caucaso – dicono – non stanno compiendo alcuna attività militare contro l’America, ma solo contro la Russia». In buona sostanza, lo sradicamento dei giovani da zone in conflitto come il Caucaso (e certo non sono poche, basta pensare all’Oriente e all’Africa) e il loro trasferimento nelle nostre società democratiche e liberali che essi ritengono ostili, crea uno spazio di radicalizzazione che ha luogo lontano dalla terra di origine, sulla spiaggia infinita del web e in specie sui siti islamisti. Là si ritrovano le notizie relative alla propria origine etnica e religiosa, e si incontrano subito, in maniera spesso casuale, una serie di concioni violente, un inno alla morte, al martirio in nome della propria identità, le fonti di radicalizzazione che hanno condotto i fratelli Tsarnaev al terrore.

Esistono nessi oggettivi: un leader ceceno di nome Khattab avrebbe incontrato Bin Laden negli anni fra il ’79 e l’89 durante l’occupazione sovietica dell’Afghanistan e oltre a ciò, i combattenti ceceni hanno combattuto contro gli Stati Uniti accanto ad Al Qaida e ai Talebani in Afghanistan. Sul sito di Hamas, si trovano i martiri ceceni e così via. Ma questo non costituisce la prova di un nesso attuale. La maggior parte dei siti e blog caucasico-nazionalisti, disapprova l’attacco di Boston: teme che, a causa dell’attentato, gli americani possano unirsi ai russi contro i ceceni.

La verità è che la risposta che Obama aspetta quando chiede come «giovani cresciuti e istruiti qui come parte della comunità americana abbiano scelto una simile violenza», trova risposta nelle pagine web, quelle per esempio, del predicatore internet preferito di Tamerlan, Feiz Mohammed, un libanese che vive a Sydney; sta nei video di guerra scaricati, nelle lezioni di esplosivo di un sito di Al Qaida, «Inspire»; in mille diatribe antiamericane, anticristiane, antisemite, anti donne e omosessuali. Molti terroristi sono americani autentici, che hanno reimparato la loro storia dal computer con occhi jihadisti. Uno studio Rand sul profilo degli jihadisti dimostra che il 74 per cento delle persone coinvolte in attacchi negli Usa sono cittadini americani, di cui il 49 per cento nati sul suolo americano, e il 29 per cento naturalizzati. Un altro studioso, Yuri Teper, spiega che il retroterra ceceno-islamista, nel caso degli Tsarnaev «li rende più disponibili alla comunità virtuale salafita. I due fratelli erano americani almeno quanto era francese il terrorista che uccise i bambini ebrei di Tolosa». Nessun Paese o gruppo armato, solo l’esercito della propaganda salafita sul web.

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