Egypt in Chaos Too, but Who Is America With?

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Fino a pochi mesi fa chi riusciva decriptare gli interessi strategici degli Stati Uniti, poteva analizzare e comprendere i grandi fatti internazionali. Era una bussola non infallibile ma senz’altro solida e ragionevole. Il problema, alla luce di quel che è avvenuto in Siria, in Libia, ma soprattutto in Turchia e ora in Egitto, è che non si capisce più quale siano le priorità strategiche americane. In Turchia gli Usa hanno incoraggiato la protesta e dunque la destabilizzazione di un alleato considerato solido come Erdogan. La storia recente dell’Egitto è emblematica: gli Usa hanno di fatto incoraggiato l’estromissione di un altro ex alleato fedelissimo come Mubarak e permesso il trionfo dei Fratelli Musulmani, così come avvenuto peraltro in Tunisia.

Il nuovo paradigma, come spiegato su questo blog, sembrava essere il seguente: i “cattivi” di ieri, ovvero i fondamentalisti musulmani sunniti ideologicamente prossimi al fanatismo di Osama Bin Laden, diventano i “buoni” di oggi con cui costruire nuovi equilibri in Medio Oriente. In questa logica l’alleanza con Erdogan, che sta islamizzando la Turchia, aveva senso.

Ma ora? L’America sta ancora con Erdogan? Mistero. E, soprattutto, al Cairo, sta con il presidente Morsi o con l’esercito che, come noto, è legatissimo di Washington e che di fatto permise il trionfo della cosiddetta “primavera araba”? L’esercito non ama i Fratelli Musulmani e dopo essere rimasto quieto per un anno ora fa la voce grossa, non si sa se d’intesa con Washington o in contrapposizione. Più in generale, qual è il disegno di Obama? Quale l’ambizione? Quali la priorità? I musulmani integralisti sono ancora “buoni”?

Talvolta si ha l’impressione che non ci sia nessuno al comando o che il guidatore a Washington si sia incredibilmente distratto. A meno che il gioco non sia così sofisticato che il caos sia calcolato e pertanto voluto. E vedendo quel che accade in Siria, ormai in preda alla guerra civile, in una Libia allo sbando, e in Tunisia, che rischia di esplodere come l’Egitto, il dubbio è perlomeno legittimo.

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