Edited by Kyrstie Lane
Alcol, droghe e stupri: il lato oscuro dei militari Usa nel mondo
Il colonnello David Buckingham non è il primo e non sarà certamente l’ultimo militare statunitense ad essere sospeso per aver bevuto qualche bicchiere di troppo. L’aggravante che può giustificare l’aggettivo “clamoroso”, nell’episodio che lo ha coinvolto la notte del 3 luglio (il giorno dopo l’inaugurazione della base Del Din-Dal Molin e dopo una serata di festeggiamenti per l’Independence Day), è semmai quella di aver alzato la voce (e pare anche le mani) contro i poliziotti della Military Police, il corpo che sorveglia i militari Usa dentro e fuori le basi.
«La cultura impregnata di alcol dei militari emerge nei fine settimana, negli appartamenti dei sottoufficiali, dove i sottoposti tracannano liquori direttamente dalla bottiglia». Il vivido quadretto è tratto dal bollettino semi-ufficiale della Difesa Usa, “Stars and Stripes”, che in un articolo del 26 dicembre 2012 descriveva il normale abuso di alcol nelle basi Usa: «I marines sanno che saranno puniti se saranno colti a bere sotto l’età consentita o a bere superalcolici nelle caserme» racconta un soldato, «ma questo non significa che smettano di bere. Tengono le porte chiuse e se il sergente di plotone viene in ispezione alle 6.30 del mattino, vorrà dire che tutte le prove saranno cancellate alle 6.15».
Che nell’esercito si beva non stupisce: la vita di chi va e viene da missioni in Afghanistan e Iraq, come i soldati della 173esima brigata ospitata a Vicenza, è sottoposta a continui traumi e stress, per usare degli eufemismi. Ma che la situazione stia prendendo una piega preoccupante lo conferma un report dell’organizzazione non governativa Institute of Medicine, che ha definito l’abuso di alcol e droghe fra le truppe una «crisi sanitaria pubblica». Nella ricerca, riportata sempre da “Stars and Stripes”, il 43% dei soldati in servizio ha ammesso di essersi sbronzato nel mese precedente l’intervista, riferendo che il 67% dei compagni di bevute aveva un’età fra i 17 e i 25 anni.
Le regole sono ferree, in teoria. Nella guarnigione di Vicenza il 30 aprile 2012 è stato pubblicato un memorandum sul tema del «consumo alcolico e di droghe illecite». Il comando di guarnigione (presieduto fino all’altro ieri da Buckingham, oggi temporaneamente sostituito dal civile James Walls) ha «l’esclusiva autorità di permettere il consumo di alcolici da parte dei militari e dei civili durante le ore di servizio, e durante ogni evento sponsorizzato dal comando» si legge nel memorandum; gli organizzatori degli eventi sociali devono «sottoporre la richiesta cinque giorni prima dell’evento» specificando location, data di svolgimento e catena di comando presente. Il consumo di alcol è proibito all’interno delle basi nelle officine e nei laboratori artigianali, nei luoghi frequentati dai bambini, nelle biblioteche e nelle aree «di transizione» per i soldati feriti. Inoltre è strettamente proibito il consumo sotto i 18 anni.
Un particolare interessante: mentre negli Usa il divieto di bere alcolici dura fino ai 21 anni (la maggiore età), per le basi oltre i patri confini vale l’età consentita nel paese ospitante, una politica che si è fatta strada a partire dal 2006, quando in Giappone si è deciso di adeguarsi alle consuetudini locali. Insomma: chi fa il soldato all’estero può in molti casi (in Italia, per esempio) iniziare a bere prima di quanto gli sarebbe consentito negli Usa. Ma la situazione pare in peggioramento ovunque e l’esercito a stelle e strisce è costretto a fragorose marce indietro.
I divieti si diffondono. Nel dicembre 2012 nella base Usa ad Okinawa, in Giappone, è stato bandito il consumo di alcol fuori dalle mura della caserma, una decisione quasi obbligata dopo lo stupro di una donna da parte di due marinai americani e una serie di incidenti, risse e episodi di vandalismo. In Corea del Sud dallo scorso marzo un’intera divisione di 10 mila soldati (2nd Infantry Division) è in “castigo”: vietato il consumo di alcolici, dopo che durante il weekend di San Patrizio cinque soldati erano stati coinvolti in una rissa a base di coltelli fuori da un night club, e altri due sono stati trovati di prima mattina a fare a botte con la polizia coreana a Seoul.
Il problema dell’alcol è considerato fra le cause dell’impennata di violenze sessuali che si registra nelle basi americane. Proprio in Sud Corea dal 2011 è nata una task force per prevenire gli stupri all’interno delle forze armate Usa. Già due anni fa un report interno spiegava come le politiche locali anti-stupro fossero «non ben applicate, falliscano l’obiettivo di stabilire un adeguata accountability (obbligo per l’autorità di rendere conto del suo operato, ndr), e largamente travisate». Lo scorso maggio l’aumento degli stupri nell’esercito è stato stigmatizzato dal presidente Barack Obama: uno studio del Pentagono ha stimato in 26 mila i casi di violenza sessuale tra i militari nel corso del 2012, un dato in crescita rispetto ai 19 mila dell’anno precedente. Ma solo 3.374 sono state le denunce, pochissime, anche se in aumento rispetto alle 3.192 del 2011.
A Washington è in discussione una legge proposta dalla senatrice Kirsten Gillibrand per togliere alla catena di comando militare la gestione delle denunce di stupro e delle relative indagini. La senatrice in un’audizione al Senato è stata criticata dai vertici militari, che non vogliono mollare il potere esclusivo sui sottoposti. Ma proprio alcuni ufficiali responsabili della gestione delle denunce sono a loro volta stati protagonisti di episodi di violenza: l’ultimo è stato il colonnello Darin Haas, alla guida di un programma di prevenzione degli abusi sessuali, accusato di stalking verso l’ex moglie.
Nelle basi di Vicenza è attivo il gruppo SHARP (Sexual harassment / assault responses & prevention), ovvero un numero di telefono per denunciare abusi sessuali. Per quanto riguarda gli abusi di alcol e droghe, sono attivi programmi di trattamento per chi abusa di sostanze. Per i soldati c’è on line anche una sorta di video interattivo, “Full Throttle” (letteralmente: a tutto gas), in cui sono raccontate alcune situazioni-tipo in cui è necessario non perdere la calma. Il video consiglia come come comportarsi ai soldati in licenza: meglio evitare di guidare dopo aver bevuto qualche pinta di troppo al pub, e meglio anche declinare gli inviti a misurarsi in gare di velocità in auto. Nella base di Wiesbaden, in Germania, uno specifico programma in corso in questo periodo punta a dissuadere i soldati dalla tentazione del “drinking and driving”. I responsabili del progetto spiegano come gli incidenti di soldati ubriachi avvengano in media una volta ogni cinque-dieci giorni.
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