Datagate Usa, amministrazione Obama conferma il programma di spionaggio
Il Dipartimento di Giustizia per la prima volta fornisce una spiegazione legale alle intercettazioni del governo sui cittadini: “Abbiamo bisogno di ampi volumi di dati per identificare un numero di informazioni molto più ristretto”. Ma i colossi della tecnologia sono preoccupati della ricaduta negativa che potrebbe avere la loro collaborazione col governo
di Roberto Festa | 12 agosto 2013
I controlli indiscriminati, sulle comunicazioni telefoniche e e-mail di cittadini americani e non, continueranno. E’ questo il senso del documento reso pubblico dal Dipartimento della Giustizia USA che precisa e chiarisce le linee che in questi anni sono state seguite dalla National Security Agency (NSA). Con il documento, discusso in molti tra i principali show televisivi americani della domenica, l’amministrazione Obama dà per la prima volta una giustificazione legale allo spionaggio operato in questi anni di ‘war on terror’. E spiega, in un linguaggio legale ma comunque chiarissimo, perché i controlli resteranno parte centrale della strategia antiterrorismo.
Le 22 pagine del rapporto del Dipartimento alla Giustizia si concentrano sulla “Section 215” del Patriot Act, la legge antiterrorismo votata dopo l’11 settembre, e in particolare sulla frase secondo cui il governo USA può raccogliere dati che siano “rilevanti alle indagini su sospetti terroristi”. Il Dipartimento della Giustizia spiega che il termine “rilevante” ha, in questo caso, un senso più vasto rispetto a quello che gli viene tradizionalmente attribuito in un vocabolario. “Rilevante” è per il Patriot Act ciò che consente la raccolta di “ampi volumi di dati in circostanze in cui è necessario farlo per identificare un numero di informazioni molto più ristretto”. Fuori del linguaggio legale, secondo l’amministrazione Obama l’enorme numero di dati raccolti – compresi numeri di telefono, durata e luogo delle telefonate degli americani – si rende necessario perché da quel mare di informazioni sarà poi possibile estrarre gli elementi riconducibili a eventuali azioni terroristiche. Secondo gli avvocati del governo, proprio il Patriot Act dà all’NSA e alle altre agenzie del governo USA il diritto di raccogliere “ogni elemento significativo” quando ci sono “motivi ragionevoli di credere che gli elementi significativi siano rilevanti a un’indagine autorizzata”. Qualsiasi tentativo di mettere in discussione questa interpretazione “estesa” del termine “rilevante”, spiega il Dipartimento della Giustizia, è inaccettabile.
Il Congresso ha per due volte autorizzato il Patriot Act, nel 2001 e nel 2011, e le norme sulle intercettazioni erano “inequivocabili”. Pubblicato nel fine settimana, nel momento in cui Barack Obama parlava alla nazione e al mondo spiegando di voler aumentare la trasparenza e costruire “una maggiore fiducia” nell’azione del governo USA, le 22 pagine del Dipartimento della Giustizia resteranno probabilmente negli annali come il documento più completo e definitivo che racconta controlli e invasione della privacy. Nonostante la volontà espressa da Obama di voler meglio equilibrare “sicurezza e libertà”, tutti gli ultimi atti di questa amministrazione sembrano del resto andare nella direzione di un rafforzamento quasi esclusivo della sicurezza.
Emergono per esempio alcuni dettagli inediti sull’incontro avuto da Obama in settimana con i big dell’high-tech USA – tra questi Tim Cook di Apple, Randall Stephenson di AT&T e Vint Cerf di Google. Presentata come un modo per far avanzare “il dialogo nazionale per proteggere la privacy nell’era digitale”, l’incontro pare invece essere stato centrato sulle preoccupazioni della grande industria dopo le rivelazioni sullo spionaggio della NSA. La collaborazione tra Apple, Google, grandi compagnie telefoniche e governo USA nello spionaggio di milioni di persone potrebbe fare calare decisamente il volume d’affari delle società. Tra i 21 e i 35 miliardi di dollari, spiega un’analisi della “Technology and Innovation Foundation” pubblicata questa settimana. Chi, come dimostrano i casi delle società di email Lavabit e Silent Circle, si è rifiutato di collaborare col governo e non ha consegnato i dati dei propri clienti, è stato costretto a chiudere. CEO e alti dirigenti delle società in questione avrebbero dunque spiegato a Obama le loro preoccupazioni, sollecitando il discorso del presidente sulla “maggiore trasparenza” da adottare nella lotta al terrorismo. Molti attivisti e gruppi per i diritti umani hanno però già espresso il timore che l’apertura di Obama sia soprattutto retorica.
La riprova è venuta quasi subito. Nelle ultime due settimane gli Stati Uniti hanno condotto almeno otto raid con i droni in Yemen. Le operazioni sono state giustificate dall’allerta terrorismo di questi giorni. Non si sa però quante persone siano state uccise durante gli otto raid; quali siano stati gli obiettivi; quali risultati nella lotta al terrorismo siano stati conseguiti. Alla domanda di un giornalista che durante la conferenza stampa sulla “trasparenza” gli chiedeva maggiori dettagli sui raid, Obama ha risposto: “Non starò qui a discutere dettagli sulle nostre operazioni militari”.
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