Il ritiro volontario di Larry Summers dalla considerazione come prossimo chairman della Fed, equivalgono alle dimissioni preventive per il candidato considerato favorito e quello preferito da Obama per succedere a Ben Bernanke come regista delle poliche finanziarie americane – come dire una delle tre o quattro cariche piu’ influenti in assoluto. La notizia, giunta ieri come una doccia fredda e’ sulla carta almeno, una importante vittoria per la sinistra democratica che organizzata in una coalizione di numerosi raggruppamenti progressisti (fra cui MoveOn, Democracy For America e DailyKos) aveva sollecitato il voto contrario nella commissione finanza che dovra’ approvare la nomna di Obama. In quella sede molti senatori dello stesso partito del presidente avevano gia’ annunciato la propria opposizione a Summers, uomo di “di sistema” per eccellenza,, parte del “pozzetto” di economisti in orbita Goldman Sachs (con Timothy Geithner e Henry Paulson), gia’ ministro del tesoro di Clinton e, come principale advisor di Obama sulla crisi, architetto del “salvataggio” dei colossi assicurativi e bancari nel 2008. Uomo wall street di assoluta affidabilita’ quindi ma anche una figura che con le sue politiche si e’ guadagnato l’ostilita’ liberal, la diffidenza degli afroamericani per il licenziamento di Cornel West quando dirigeva Harvard e della National Organization for Women per alcune affermazioni sulla minore attitudine tecnica e scientifica delle donne. La sua uscita di scena dovrebbe ora favorire la nomina dell’economista Janet Yellen ed ha comunque una valenza simbolica in questo quinto anniversario del crack Lehman Bros. che segno’ la peggiore crisi capitalista dell’era moderna. Una piccola – e rara – soddisfazione dato che a 5 anni dai quei fatti che hanno sprofondato il mondo nell’attuale profonda recessione, e’ dato amaramente constatare che non vi e’ stata alcuna sostanziale riforma del sistema bancario-finaziario i cui eccessi hanno determinato la crisi. La prossima crisi potrebbe dunque ripetersi allo stesso modo mentre nessun protagonsita di quella speculazione criminale e’ stato rinviato a giudizio e tutta la faccenda ha semmai rafforzato il concetto di “too big to fail” che di fatto pone banche, alta finanza e grandi coporation al di sopra della legge. Questo a fronte dell’incremento del divario sociale, una disuguaglianza sempre piu’ rampante e la distruzione di milioni di posti di lavoro destinati a non tornare mai piu’. Un nuovo, piu’ rapace capitalismo globale il cui volto arcigno ha le sembianze anche di Larry Summers.
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