Barack Obama e Papa Francesco
Perché il presidente ci tiene tanto a incontrare il pontefice? E cosa ne pensano i cattolici americani di Francesco?
22-01-201411:21
di Michele Zurleni
Barack Obama ha fatto sapere che non vede l’ora di discutere di un tema in particolare con Francesco: la povertà. Lui, affaticato difensore della Middle Class americana a tu per tu con l’energico papa che ha fatto della lotta alla disiguaglienze sociali il pilastro del suo ponteficato. Affinità elettive, simili idealità, analoghi pragmatismi e comparabili capacità di comunicazione tra due personaggi che hanno basato il loro mandato su di una parola: cambiamento.
Ma, se per il primo, il suo significato appare offuscato dagli errori e dalle mediazioni di questi sei anni alla Casa Bianca, per il secondo, invece, s’intravvede un futuro gravido di quelle novità che la Chiesa Cattolica ha appena iniziato a vedere. Per questo, per una questione di spinta propulsiva (forte in Francesco, debole in Obama) che, con tutta probabilità, sarà il presidente a beneficiare dell’incontro con il Papa, il prossimo 27 marzo, in Vaticano.
L’economia e l’uomo al centro
Barack Obama cerca nel pontefice un interlocutore e un alleato. Anche lui si rende ben conto di un fattore quasi paradossale: sulle questioni economiche e sociali per le quali è stato rieletto, in questo momento, in America, sembrano pesare e influenzare di più le parole di Francesco rispetto alle sue. A Washington, come ha scritto il New York Times, la voce del Papa è la più popolare e ascoltata, quella che si staglia fuori dal coro. E appare più forte di quella del presidente.
I continui richiami di Francesco all’attenzione verso gli strati più poveri e deboli della popolazione, le critiche contro “capitalismo tutto concentrato sul profitto”, i ripetuti messaggi e appelli alla giustizia economica e alla tolleranza hanno posto il papa al centro del dibattito politico americano. Ne hanno fatto un personaggio con cui è necessario confrontarsi. Perché è adesso questi sono i temi caldi, più sentiti. E lo saranno anche in vista delle elezioni di Medio Termine, nel prossimo novembre, decisive per il controllo del Congresso. I democratici, Obama in testa, sperano di trarre vantaggio dalla “rivoluzione” di Francesco. I repubblicani rischiano di rimanerne spiazzati.
I primi, perchè possono rivendicare di fronte all’elettorato lo stesso afflato verso una maggiore giustizia sociale. I secondi, invece, perché la minor ossessione di Francesco sui temi di morale come l’aborto o l’omosessualità, – di fatto – spunta alcune delle armi usate finora contro i rivali politici: dalla battaglia contro la Riforma Sanitaria di Obama (contenente clausole su aborto e contraccettivi) a quella contro i matrimoni gay. Poco importa la differenza tra protestanti e cattolici. I conservatori d’ispirazione religiosa sono alleati da tempo in America. Ed è infatti l’intero fronte conservatore a dover fare i conti con le parole di Francesco.
L’epoca progressista
Per i due partiti, non si tratta solo di conquistare (o non perdere) il pur importante e numeroso elettorato cattolico. La partita appare più importante. Si tratta di vedere se quella svolta culturale e politica verso il progressismo (dopo trent’anni di egemonia conservatrice) che si è registrata negli ultimi anni negli Usa (elezione di Obama, sentenza della Corte Suprema sulle unioni omosessuali) sia destinata a proseguire per i prossimi decenni. Svolta a cui manca però un altro elemento, quello economico.
Le differenze tra ricchi e poveri non sono mai state così forti negli Usa. Negli ultimi anni (quindi anche e soprattutto sotto Obama) sono aumentate. E, se è cresciuto il numero dei multimilionari si è duplicato quello di coloro che vivono a ridosso, o sotto la linea della povertà. In questo senso, le parole di Papa Francesco vengono seguite con tanta attenzione negli Stati Uniti. Perchè sembrano dare ragione a chi indica nei temi della giustizia sociale, la priorità delle priorità.
Come l’aumento della paga minima oraria o l’innalzamento della tasse per i più ricchi. due proposte del presidente bloccate dai repubblicani al Congresso.O, la riforma sull’immigrazione. Barack Obama vorrebbe approvare una sorta di maxi sanatoria per una decina di milioni di irregolari, per lo più provenienti dal Centro e dal Sud America. I repubblicani, invece, sono contrari. Le parole a favore dei migranti espresse da Francesco, da un papa che arriva dalla “Fine del Mondo”, da quel continente da cui giugono la maggior parte del clandestini degli Usa, chi e quale causa possono beneficiare?
Oltre che all’umana esperienza e allo scambio intellettuale, Barack Obama vorrà portare a casa questo “tesoretto politico” dall’incontro con Francesco.
I cattolici americani e il papa
Gli occhi dei cattolici americani, ma più in generale del fronte conservatore, saranno su questo incontro. Per la destra religiosa più radicale, per lo più protestante, sarà un faccia a faccia tra due socialisti. Per gli altri, invece, si tratta di vedere cosa dirà Francesco. Un sondaggio dello scorso dicembre afferma che negli Usa è alto l’apprezzamento per il papa, tra credenti e non, in crescita rispetto a Benedetto, soprattutto tra coloro che si considerano moderati. Il 92% dei cattolici interpellati ha espresso un parere favorevole sui primi passi del pontificato. Tra di loro è aumentata in misura maggiore la percentuale di gradimento dei progressisti rispetto a quella dei conservatori.
Questi ultimi hanno espresso in svariati modi la loro perplessità. Non le gerarchie, che guidate dal cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, non mettono in discussione i nuovi accenti che arrivano da Roma sull’economia e la giustizia sociale, ma bensì quel vasto mondo di opinionisti e attivisti che fanno da antenne ricettrici di ciò che pensa una parte della base della chiesa cattolica americana.
Per alcuni si tratta di riuscire a coniugare il proprio profondo credo nel libero mercato con la novelle vague sociale di Francesco. Per altri, invece, c’è il disappunto per le parole sui gay (“Chi sono io per giudicare”) o la preoccupazione per quello che appare la messa in secondo piano di alcune battaglie (vedi l’aborto) rispetto ad altre. In diversi casi, questa contrarietà è diventata una tale delusione per cui privati finanziatori di opere ed enti cattolichi hanno deciso di interrompere le elargizioni.
Per adesso, il mondo conservatore cattolico americano aspetta di capire cosa farà Papa Francesco. Rassicura il fatto che non sia stata toccata alcuna virgola della dottrina cattolica, preoccupa che Francesco sia (stato) schierato con l’Altra America.
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