The US and the Ongoing Hunt for Putin's Buried Treasure

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Gli Usa a caccia del tesoro segreto di Putin

Le nuove sanzioni dovrebbero colpire società russe nelle quali, secondo gli americani, il presidente russo custodirebbe la sua ingente fortuna personale

Lo scacco di Vladimir Putin a Barack Obama

di Michele Zurleni

Vladimir Putin è il proprietario di un tesoro nascosto? E’ il più ricco capo di stato della storia, con un fortuna che ammonta a miliardi di dollari, ben sepolta sotto un intreccio di affari e relazioni occulte con le principali società russe? Il Dipartimento del Tesoroamericano ne è convinto. Ma dopo anni e anni di caccia, l’amministrazione Usa, sebbene abbia a disposizione numerosi indizi, non sarebbe ancora in possesso dell’intera mappa del leggendario patrimonio personale del leader del Cremlino. Che Putin ha sempre smentito di avere.

La questione ritorna alla ribalta alla vigilia della nuove sanzioni americane contro la Russia per la crisi Ucraina. Secondo fonti bene informate, citate dal New York Times, il governo americano questa volta colpirebbe società e personaggi ancora più vicini a Putin. Su di tutti spicca un nome: Gunvor Group, una vera e propria potenza internazionale nel campo delle infrastrutture per il settore dell’energia.

Padrone occulto dell’energia russa

Il suo co-proprietario Gennady M. Timchenko è sconosciuto al grande pubblico, ma è molto famoso tra gli addetti ai lavori ed è soprattutto molto vicino al numero uno del Cremlino. Secondo un anonimo funzionario del Dipartimento del Tesoro, lui sarebbe una delle chiavi per aprire il baule del tesoro segreto di Putin. “Il presidente russo ha fatto degli investimenti in Gunvor – ha detto la fonte al New York Times – e Putin ha accesso ai fondi della società.”

Gunvor ha sempre negato che ci fosse una relazione con il presidente russo, Alcuni suoi rappresentanti sono volati a Washington per dirlo ai funzionari dell’amministrazione. Lo stesso Vladimir Putin, durante una conferenza stampa, ha bollato come “spazzatura” gli articoli apparsi sulla suo presunto patrimonio segreto, ma gli americani sono convinti che sia solo una cortina fumogena. Per loro, il tesoro esiste.

Hanno indagato per anni i canali attraverso i quali si muovono fiumi di denaro e di petrolio; hanno vagliato le dichiarazioni dei tycoon russi, amici o nemici di Putin che fossero; hanno raccolto voci, verità, indiscrezioni per poi vagliarle attentamente; hanno messo al lavoro la Cia e le altre agenzie dell’intelligence per scoprire dove fosse sepolto.

Tutto questo lavoro, però, ha prodotto risultati che non sono stati diffusi davanti al grande pubblico; conclusioni che non conosciamo nella loro completezza, ma a cui i funzionari americani – sotto forma anonima – hanno voluto alludere, fare filtrare attraverso la stampa, come nel caso dell’ultimo articolo del New York Times.

Perchè? Due le possibili ragioni. La prima: le prove trovate non sono decisive per smascherare il “miliardario” Putin. Oppure, – ed è il secondo possibile motivo – perché colpirlo così direttamente, vorrebbe dire innescare un’escalation nel già acceso confronto con la Russia. Decidere sanzioni contro un capo di stato, contro il presidente russo, è definita una sorta di “opzione nucleare” a Washington.

Un tesoro da 40 miliardi di dollari?

Ma a quanto sarebbe grande il tesoro di Vladimir Putin? Secondo i rumours di questi anni, ammonterebbe a una cifra tra i 40 e i 70 miliardi di dollari. Un’alta montagna di soldi. Costruita con la proprietà di holding della Gunvor, della Gazprom, il colosso dell’energia russo, e dellaSurgutneftegaz, altro gigante energetico di Mosca. Non è un caso, dicono i ben informati nella capitale Usa, che siano proprio i vertici di queste tre aziende i prossimi bersagli delle nuove sanzioni americane. Si colpiscono questi manager così vicini a Putin per colpire lui.

Che Putin avesse delle partecipazioni in queste grandi aziende lo disse nel 2007 Stanislav Belkovsky, un’analista politico ben accreditato al Cremlino, secondo il quale il presidente russo controllava segretamente una quota maggioritaria di Gunvor, quasi il 5% di Gazprom e il 37% della Surgutneftegaz. In quello stesso anno, la Cia aveva prodotto un rapporto segreto sulla ricchezza personale di Vladimir Putin che però non venne mai reso pubblico. Per opportunità politica, ma anche perché, secondo alcuni, era basato troppo su dichiarazioni non verificabili e poco su dati di fatto.

Leggenda o realtà?

Nel 2010, Sergei Kolesnikov, un uomo d’affari, pubblicò una lettera aperta dicendo che Putin gli aveva chiesto di costruire un palazzo da un miliardo di dollari sul Mar Nero. “Un’assurdità” fu la pronta reazione del Cremlino. Due anni più tardi, Boris Y. Nemtsov, un oppositore, disse che tra i benefits del leader russo c’erano 20 palazzi, 15 elicotteri, 4 yacht e 43 aerei. Garry Kasparov, il campione di scacchi diventato un avversario politico di Putin, ha recentemente detto che il patromonio personale è così ben nascosto, sepolto nelle profondità delle viscere della finanza russa, che gli americani non riusciranno mai a trovarlo del tutto.

Ma esiste o non esiste? L’amministrazione Obama ne è sicura (come lo era quella Bush), il Cremlino ripete che non è vero. La caccia al tesoro di Putin va avanti. Realtà o leggenda che sia.

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