Roberto Colella
Per George Washington la musica era vitale per il morale delle truppe. Durante la guerra rivoluzionaria 1775-1783 la batteria e il piffero servivano ad allietare i soldati dopo il combattimento. Nelle cronache storiche del 14° Reggimento Connecticut Volunteer Infantry c’è scritto che quando venivano suonate The Star-Spangled Banner, The Red, White and Blue e Yankee Doodle i soldati combattevano meglio come se quelle canzoni avessero un effetto magico su quegli uomini. Dopo la lettura il miglior passatempo per i soldati americani durante la guerra civile era proprio quello di ascoltare musica.
Nel testo di Jonathan Pieslak “Sound Tragets” si legge che durante la Seconda guerra mondiale le stazioni radio militari tedesche trasmettevano musica per ispirare le truppe sul campo di battaglia. La Cavalcata delle Valchirie serviva a motivare i soldati durante gli scontri più ostici. Oggigiorno l’impatto della musica metal nel reclutamento militare si riflette anche nella proliferazione di video musicali creati dagli stessi soldati. Sul sito web Grouchy Media si trovano decine di video musicali creati dai soldati americani. Tra questi molti video con canzoni metal legate ad immagini scattate dai soldati dal campo di combattimento, soprattutto in Iraq e Afghanistan. Canzoni come Bodies (Drowning Pool), Die MF Die (Dope), Hit the Floor (Linkin Park) fanno da colonna sonora ad immagini di un’azione militare o scene di violenza.
I marines ascoltano di tutto ma dai tempi della guerra in Iraq soprattutto un pezzo dei Bloodhound Gang dal titolo Fire water burn. “Il tetto, il tetto, il tetto è in fiamme, non abbiamo bisogno di acqua, lasciamo bruciare quel figlio di puttana”. Un testo alquanto violento che negli anni ha sostituito un classico come Eye of the Tiger che ricordava le imprese di Rocky. Tra i gruppi prescelti dai soldati americani ci sono anche i Metallica con Enter Sandman, All Nightmare Long, Don’t tread on me, Whiskey in the Jar. E ancora i Manowar con la canzone Hail & Kill un inno alla violenza e alla distruzione. Il jazz, ha scoperto Pieslak, serve invece per i rari momenti di riposo concessi in trincea, l’R&B è vietato, il country relegato a se stesso.
Se si è in prima linea dove serve sangue freddo e velocità, si ascolta il rock, quello duro, o il rap di Eminem. I soldati mettono l’iPod Nano nel giubbotto militare e sono pronti ad andare in combattimento. Ognuno ha la playlist personale. La differenza tra una contingente e un altro si vede anche da quello che si ascolta in cuffia. Eppure i soldati americani sono stati dotati di iPod per utilizzare applicazioni utili al loro compito operativo e non per scambiarsi brani che incoraggiano alla guerra. Barry McGuire nel 1965 cantava Eve of Destruction una sorta di avvertimento su una possibile apocalisse imminente considerata da molti come il più alto esempio di “canzone di protesta”. “Ma dimmi amico, ancora ed ancora: non credi che siamo al principio della fine?”
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