Venezuela Against the US

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L’Unasur costituisce la nuova grande organizzazione internazionale a base regionale che raccoglie tutti i Paesi del Sudamerica e che è stata fondata il 23 maggio del 2008 con lo scopo fondamentale di garantire la pacifica coesistenza e cooperazione dei Paesi di quell’importante parte del mondo.

E’ a tale organizzazione che il ministro degli esteri venezuelano, Elias Jaua, ha presentato venerdì scorso un’importante denuncia contro gli Stati Uniti, colpevoli di aver organizzato, a partire dallo scorso mese di febbraio, azioni violente volte a sovvertire la pace e l’ordine pubblico in Venezuela al fine di rovesciare il governo costituzionale e democratico di Nicolas Maduro. Tale azione violenta, che ha avuto luogo principalmente in alcune città e in alcuni casi ha assunto le caratteristiche di vero e proprio terrorismo organizzato con l’assassinio a sangue freddo di appartenenti alle forze dell’ordine e semplici cittadini, è stata in effetti sostenuta finanziariamente e logisticamente dal governo statunitense che, come chiarito in un articolo di commento del Guardian, ha stanziato nel solo 2014 cinque milioni di dollari a tale scopo. Parallelamente il governo degli Stati Uniti, avvalendosi del suo dominio di molti mezzi di comunicazione di massa e della disponibilità di giornalisti e sedicenti tali prezzolati e bugiardi, ha sviluppato apertamente e pubblicamente una campagna sistematica di ingerenza negli affari interni del Venezuela, in chiara violazione di fondamentali disposizioni del diritto internazionale, come l’art. 2, para. 7, della Carta delle Nazioni Unite, la fondamentale Dichiarazione 2625 sulle relazioni di amicizia e cooperazione tra gli Stati, che specifica come sono vietate non solo l’intervento armato ma ogni forma di ingerenza, e l’art. 3, lett. e, della Carta dell’Organizzazione degli Stati americani, la Decisione di istituire il Consiglio di difesa sudamericano del 15 dicembre 2008, il paragrafo 23 della Dichiarazione di Caracas del 2 e 3 dicembre 2011, nonché la Dichiarazione speciale sulla democrazia e l’ordine costituzionale nella Comunità degli Stati latinoamericani e del Caribe del 3 dicembre 2011.

I principi racchiuse in queste ed altre disposizioni internazionali hanno grande valore in generale, perché costituiscono una delle basi principali della cooperazione pacifica fra gli Stati in quanto entità sovrane uguali fra di loro. Esse ne hanno se possibile una ancora maggiore nel contesto delle relazioni fra gli Stati Uniti da un lato e tutti gli altri Paesi del continente americano (e non solo) dall’altro, relazioni che, come la storia ci insegna, sono state caratterizzate dall’ingerenza più sfacciata dei primi nei confronti dei secondi a partire dall’affermazione della cosiddetta Dottrina Monroe.

Il diritto costituisce un’arma importante per porre fine a questo stato di cose che ha sempre prodotto violenza, sopraffazione e miseria in tutto il continente americano e in tutto il pianeta. Ecco perché è importante la scelta del governo venezuelano di impugnare quest’arma contro la prepotenza degli Stati Uniti e il loro tentativo di liquidare un governo che si è sempre battuto per l’autonomia e la sovranità di tutta l’America Latina.

Occorre quindi respingere il tentativo degli Stati Uniti di far ricorso ancora una volta all’ingerenza imperiale contro Stati, come il Venezuela, indipendenti e sovrani, mediante in particolare un disegno di legge, attualmente in discussione nel Congresso statunitense, che prevede sanzioni economiche e che è stato richiesto a gran voce dalla destra venezuelana golpista guidata da Leonardo Lopez. Si tratta di un disegno di legge, che per molti versi riproduce quelli in vigore da molto tempo contro Cuba, che assegna fra l’altro un finanziamento di ben quindici milioni di dollari ai gruppi armati antichavisti con il chiaro proposito di fomentare la guerra civile nel Paese. Proposito che, come ho già avuto modo di osservare, va di pari passo con quello di far naufragare il negoziato di pace attualmente in corso fra il governo colombiano e le Farc. Negoziato che si deve alla scelta coraggiosa di entrambi i contendenti, le Farc e il presidente Santos che oggi o al ballottaggio sarà con ogni probabilità rieletto alla guida del Paese, ma che va contro gli interessi e i disegni della parte più retriva della destra statunitense dalla cui tutela il presidente Obama dovrebbe finalmente riuscirsi ad emancipare se non vuole deludere le decine di milioni di statunitensi onesti che lo hanno votato in due occasioni.

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