An Ever Less Intelligent Intelligence

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Un’intelligence sempre meno intelligente

Una cosa è certa: nessuno vuole uccidere Barack Obama. Se qualcuno avesse voluto far fare, all’attuale presidente degli Usa, la fine che fecero Lincoln e Kennedy, avrebbe avuto ben 16 occasioni per farlo, senza ostacoli. Sedici, infatti, sono state le volte che qualcuno è riuscito a intromettersi nella Casa Bianca, senza alcun permesso, nel solo anno 2013. L’ultimo caso, quello che riguarda Omar Gonzalez, ha fatto il giro del mondo: l’uomo è riuscito ad entrare, non solo nel giardino, ma anche nella Ala Est, indisturbato. Ma non solo: due settimane fa, Barack Obama, in visita ad Atlanta, ha preso l’ascensore assieme a un pregiudicato armato di pistola. E nessuno si è accorto di nulla.

Dopo tutte queste magre figure, la direttrice del Servizio Segreto, Julia Pierson. Era la prima donna a dirigere la storica agenzia, nata all’indomani dell’attentato a Lincoln (1865) per condurre indagini finanziarie e proteggere la figura del presidente. Era stata nominata da Barack Obama proprio per riorganizzare il servizio di protezione, in un periodo di tagli al budget e al personale. E nonostante tutto, al di là dei tagli, è ancora un corpo di tutto rispetto, con 6300 agenti altamente addestrati e un budget di 1,8 miliardi di dollari. Tutto il necessario, insomma, per proteggere il presidente della prima potenza mondiale. Un anno prima della nomina della Pierson, il Servizio Segreto si era distinto quando 11 suoi agenti erano andati a prostitute in Colombia, facendosi scoprire dai media e provocando uno scandalo internazionale. La Pierson, nella sua gestione, è riuscita a peggiorare ulteriormente la nomea di un’agenzia già chiacchierata.

Le figuracce rimediate dal Servizio Segreto non sono un fatto isolato, purtroppo per la comunità di intelligence statunitense. Il fatto di mandare il presidente in ascensore con un pregiudicato armato, indica, se non altro, una scarsa capacità di raccolta di informazioni, una mancanza di rispetto dei protocolli di sicurezza e falle nei protocolli stessi. Il Servizio Segreto, comunque, si consoli. Solo negli ultimi due anni, abbiamo assistito a figuracce ben peggiori da parte di altre agenzie di intelligence. La Nsa, tanto per fare l’esempio più eclatante, è stata talmente ingenua da permettere a un giovane tecnico, che lavorava a contratto, di impossessarsi di tutti i documenti necessari a distruggerne l’immagine: Edward Snowden aveva abbastanza informazioni, nelle sue mani, per rivelare al mondo intero quali fossero le tecniche e i programmi impiegati per l’intercettazione a strascico delle comunicazioni. E vogliamo parlare dell’intelligence militare? In Iraq, in un teatro di guerra, è stato possibile a un giovane ufficiale mentalmente instabile, Bradley Manning, impossessarsi di centinaia di migliaia di documenti riservati e segreti, salvarli su un Cd Rom mimetizzato da album di Lady Gaga e cederli a WikiLeaks. Che, puntualmente, li sta rilasciando pian piano a tutta la stampa mondiale.

E vogliamo parlare dello stesso Obama? La comunità di intelligence ha ammesso di aver “sottostimato” l’Isis e la minaccia che poneva all’Iraq. Ma l’errore grosso deve averlo compiuto lo stesso presidente, stando alle notizie che stanno emergendo in questi giorni sulla stampa americana. Infatti era da almeno 8 mesi che il comandante in capo riceveva rapporti allarmanti, dalla Cia e da altre agenzie di intelligence. Eppure, fino ad agosto la questione non è stata affrontata. In ogni caso, l’intelligence americana, fino a questa estate, parlava di appena 10mila combattenti jihadisti. Ora si scopre che, già a giugno, fossero più di 30mila.

Sulla Cia e sugli analisti militari pesa anche un’altra magra figura: quella di non aver saputo prevedere e prevenire l’invasione russa della Crimea, alla fine del febbraio scorso.

Con una comunità di intelligence così debole, come si possono dormire sonni tranquilli?

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