U2 – Apple, arrivano le scuse: e l’onestà intellettuale?
di Marco Pipitone | 20 ottobre 2014
Quello che mancava erano le scuse; ora, forse, la questione U2/Apple potrà essere archiviata. Bono Vox, cospargendosi il capo di cenere, tiene a farci sapere quanto famigerata sia stata l’intera operazione: «Ho avuto questa bella idea e ci siamo fatti trasportare da essa, gli artisti sono inclini a farlo – e continua – là fuori c’è un sacco di rumore e così anche noi siamo stati rumorosi per riuscire a farci sentire».
Caro Bono, più che un sacco di rumore, là fuori esiste un sacco di gente ancora arrabbiata. La questione, infatti, non è risolta, anche se “moralizzarla” è fuori luogo; ognuno di noi, sovente, impone ciò che non dovrebbe. Un esempio? Restando in ambito musicale, viene in mente il download illegale; le due cose apparentemente diverse sono connesse: scaricando illegalmente, non imponiamo forse la nostra volontà all’artista esattamente come gli U2 e la Apple hanno imposto al pubblico la loro? Se ciò fosse compreso, si potrebbe affermare che in fondo, la serie è sempre la stessa: “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”.
L’affaire Apple in realtà ha spostato l’attenzione dall’unica cosa realmente grave ovvero la scelta volontaria della band di regalare al mondo un brutto disco.
A margine di un summit, dopo aver capito che l’album appena sfornato non fosse propriamente “venuto bene”, i quattro avranno convenuto che, se messo in vendita, i guadagni eventuali, difficilmente avrebbero superato i cento milioni di dollari offerti dalla casa di Cupertino, ergo perché non approfittarne? Rifiutare, avrebbe significato confrontarsi con il flop clamoroso – come detto – nei negozi, con conseguente negatività diffusa sul tour imminente. Per non parlare della casa discografica; una volta realizzate le perdite, avrebbe imposto, a stretto giro di posta, il classico Best Of riparatore o alla peggio, una bella raccolta di canzoncine natalizie da appendere sotto l’albero.
Se quanto detto corrispondesse a verità, l’unica cosa gravemente illegittima e meritevole d’inquisizione non sarebbe la mancanza di onestà intellettuale?
Ma torniamo alle scuse di Bono, l’artista continua dicendo: «C’entra un po’ di megalomania, un tocco di generosità, un pizzico di autopromozione e la forte paura che questi brani in cui abbiamo riversato le nostre vite negli ultimi anni potrebbero non essere ascoltati».
Timori più che ragionevoli, tra i diversi album usciti dopo Achtung Baby, l’ultimo partorito si candida come il peggiore della serie.
Il ragazzo, in ogni caso, ammette candidamente di avere l’ego sovradimensionato; forse un eufemismo? Bono vuole salvare il mondo, “sedendosi a tavola” con statisti, papi e compagnia bella. Ne conseguono atteggiamenti imbarazzanti, prese di posizione buoniste, dichiarazioni melliflue… Nulla è più rivoltante di una “rockstar al bianco candor”, quella che fa beneficenza e lo fa sapere, s’immola per i diritti e lo fa sapere ma la lista delle “buone azioni” è lunga, tanto da chiedersi se non siano imposizioni peggiori le suddette, rispetto ad un disco ritrovato nella propria library del telefono.
Il solito dj qualunque rimpiange i tempi in cui le rockstar anziché ostentare sorrisi caritatevoli, mostravano l’unica cosa in loro potere: il dito medio.
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