Nel giorno in cui gli Stati Uniti rendono omaggio ai veterani di tutte le guerre, l’ex presidente George W. Bush ha presentato il suo libro, “41: A portrait of My Father”, dedicato a suo padre, George Bush senior. La presentazione è avvenuta alla George Bush Presidential Library della Texas A&A University, a College Station. Di solito libri come questo escono post mortem. Il 41° presidente degli Stati Uniti, invece, è vivo e vegeto (ha 90 anni). Figlio del senatore Prescott Bush, proviene da una delle più influenti famiglie dell’aristocrazia finanziaria dell’Est. Dopo Pearl Harbor si arruolò e divenne, a soli diciotto anni, il più giovane pilota della marina americana. Vestì la divisa fino alla fine della Seconda guerra mondiale. Poi si iscrisse all’università di Yale. Laureatosi, si trasferì con la famiglia nel Texas, iniziando la carriera di industriale nel settore petrolifero.E grazie anche alle buone conoscenze del padre a 40 anni divenne milionario.
Si dedicò alla politica a partire dal 1964, con la sua prima candidatura al Senato. Ma gli andò male. Due anni dopo, invece, fu eletto alla Camera dei rappresentanti. E da lì una lunga cavalcata fitta di incarichi di prestigio: da ambasciatore alle Nazioni Unite (dal 1971 al 1973) alla guida dell’ufficio diplomatico in Cina. Poi la direzione della Cia. Infine la prima corsa alle primarie per la Casa Bianca (sconfitto da Reagan di cui poi divenne vicepresidente) e, nel 1988, l’elezione a presidente. Quattro anni dopo non riuscì a conquistare il secondo mandato, per colpa della crisi economica (e della sua promessa non rispettata di aumentare le tasse, che gli fu rinfacciata all’infinito negli spot elettorali dei democratici: guarda il video), e la discesa in campo del miliardario Ross Perot, che con il 19% di voti raccolti sottrasse lingfa vitale ai repubblicani, favorendo il successo di Bill Clinton.
George W. nel suo libro non parla solo del padre ma anche di se stesso, delle dinamiche familiari e presidenziali. “Jeb sarebbe un grande presidente“. Con questa frase George W. caldeggia la discesa in campo del fratello alle presidenziali del 2016. “Sarebbe fantastico se Jeb corresse ma la sua è una scelta personale che sta valutando”. E sulla possibilità che suo fratello possa trovare Hillary Clinton a contendergli la poltrona, ha aggiunto: sarebbe una sfida “tra due persone altamente qualificate”. La corsa contro la ex first lady potrebbe stemperare i malumori di chi non sopporta l’idea che un’altra persona (la terza) di nome Bush possa diventare presidente. L’ex governatore della Florida non ha ancora sciolto la riserva: lo farà entro la fine dell’anno. Un altro Bush porterebbe lo spostamento del baricentro politico dell’Elefantino al centro (con assai poca gioia per i Tea Party) e un occhio molto attento alle istanze della minoranza ispanica. Due aspetti che potrebbero essere decisivi per la conquista della Casa Bianca. Di certo, poi, alla famiglia Bush non mancano i contatti con le persone che contano (leggi finanziamenti) e le capacità organizzative. Per battere un Bush alla primarie, dunque, ci vorrebbe un candidato di grandissimo peso, non un nome qualsiasi.
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